CHANGE OF MIND

di Michela


Premessa

"Eccomi finalmente dopo mesi di latitanza, ma sono serviti per scrivere
questa storia che mi ha impegnato parecchio poiché non è la solita fic.
Ho unito due dei miei personaggi preferiti: Fran ovviamente ed Ezio
Auditore del videogioco di Assassin's Creed. E' una sorta di storia
alternativa, non me ne vogliano le fans di 009 ^___^.
Consiglio di informarsi sul personaggio di Ezio Auditore, poiché la
storia è ambientata nel periodo post - attacco alla fortezza di Viana in
Spagna, dopo il duello tra Ezio e Cesare Borgia... di seguito il link:
https://it.wikipedia.org/wiki/Ezio_Auditore
Grazie a tutte/i, un bacio,


Michi"

 

Parte 1

 

Appoggiai la mano sulla sporgenza… era un gesto a me familiare, l’avevo fatto mille e mille altre volte ma, questa in particolare, pregai di non cadere… potevo usare un solo braccio, l’altro mi cascava dolorante lungo il fianco, per lo sforzo di aver retto la spada troppo pesante, nonostante ciò, la mano premeva debolmente sulla ferita all’addome, nel vano tentativo di frenare il sangue che sgorgava prepotente… mi tirai su con fatica e appoggiai i piedi sulla pietra grigia del muro di cinta della città, poi rimasi un attimo immobile scrutando l’oscurità… nessuna sentinella da quelle parti… sospirai per il sollievo, non ce l’avrei fatta ad affrontare un altro combattimento… il fianco destro gocciolante di sangue mi costringeva a piegarmi ogni tanto per il dolore e a soffocare un lamento, mentre, con il ricordo della sconfitta, la rabbia cresceva dentro di me… era colpa di quell’Assassino, pensai, digrignando i denti per la frustrazione ed il dolore… non avrei mai dovuto permettergli di cavarsela e poi il modo in cui mi aveva guardata e mi aveva risparmiato la vita con quell’espressione di… pietà!
Tutto questo mi faceva impazzire, non avevo mai voluto né chiesto la pietà di nessuno e l’Assassino avrebbe dovuto uccidermi, sarebbe stato più dignitoso per me, perché non l’aveva fatto? Giurai tra me che, prima o poi, gliel’avrei fatta pagare, sì… nel modo peggiore che avessi trovato, con la vita magari… avevo ormai raggiunto quella torre abbandonata e mai frequentata dalle guardie, un tempo, forse, servita per gli avvistamenti… ormai era una delle costruzioni più piccole, un rudere avvolto da piante rampicanti, freddo e spoglio, ma un ottimo rifugio, quando tornare a casa sembrava impossibile… non sapevo neppure se ancora mi rimaneva una casa, il mio amante, mecenate e benefattore era chissà dove a fronteggiare lo stesso nemico, il mio stesso assalitore, il responsabile di quella ferita, di quell’offesa e di quel dolore lancinante… entrai nel piccolo abitacolo e sbarrai la porta, le sentinelle non entravano mai a controllare, bastava non fare rumore dopo tutto, come potevano immaginare che lì si nascondesse una Templare?
Caddi stremata sulla poca paglia che ricopriva il pavimento ed estrassi dalla sacca ago e filo, poi provai ad esaminare la ferita… la stoffa degli abiti era lacerata e un rosso vivo si poteva facilmente scorgere al di sotto, allargai lo strappo per avere una visione più chiara.
Tutto sommato non era così preoccupante, avevo visto di peggio, nonostante ciò ci sarebbero volute cure diverse da quelle che potevo fornirmi io stessa, ma non avrei trovato nessuno che avesse potuto aiutarmi a quell’ora di notte e uscire dal nascondiglio sembrava troppo pericoloso.
Non potevo più sapere di chi fidarmi, mentre Templari e Assassini si contendevano il controllo della città.
Decisi che avrei ricucito io stessa i due lembi della ferita, non era certo la prima volta, ero abituata a quel genere di dolore e il giorno dopo avrei fatto visita a Catherine, una mia vecchia conoscenza.
Dopo tutto lei era avvezza a vedere brutte ferite come e peggio della mia.
Mi fasciai meglio che potevo il fianco e mi sdraiai sulla paglia, ma non riuscivo a chiudere occhio, l’unica cosa ad occupare la mia mente era il pensiero della vendetta…

 

Parte 2

 

Aprii gli occhi… faceva caldo e l’aria era afosa… il dolore mi consentiva poca lucidità e non avevo neppure il coraggio di esaminare la ferita… mi alzai faticosamente in piedi… il piccolo abitacolo era completamente illuminato dai raggi del sole che provenivano dall’apertura sul muro… avevo dormito troppo e sarebbe stato difficile allontanarsi da lì in pieno giorno e con le sentinelle in giro… non ero neppure sicura che i turni di guardia fossero rimasti invariati dopo i tumulti della sera precedente… la vista mi si annebbiò di colpo e dovetti appoggiarmi alla parete per evitare di cadere a terra… con cautela spiai all’esterno… l’area sembrava deserta… uscii e mi sporsi dalle merlature per guardare in basso… la ferita non mi avrebbe permesso di calarmi dal muro di cinta, dovevo trovare un altro modo per andarmene… mi avviai lentamente nell’unica direzione possibile… avrei usato il percorso principale che conduceva alla scale e, da lì, mi sarei allontanata sperando di non essere vista… nessuna guardia… la città sembrava deserta… sgattaiolai in fretta giù per le scale e percorsi i soliti vicoletti poco frequentati fino a quella casa dove ero stata tante altre volte, sempre per motivi poco piacevoli… sentivo che da lì a poco avrei perso del tutto le forze… barcollavo quando arrivai a destinazione… detti un forte colpo alla porta di legno, poi caddi in ginocchio… il buio mi avvolse e nessun suono poté più giungermi all’orecchio…
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Lentamente mi svegliai, la testa mi faceva male ma il dolore che avevo provato fino a qualche ora prima era quasi scomparso… pian piano misi a fuoco la stanza… ero sdraiata su un vecchio e malmesso tavolo di legno con i vestiti imbrattati di sangue, in un ambiente senza finestre…
- Bene, vedo che sei ancora viva… -
Mi voltai lentamente in direzione del suono e, in piedi alla mia destra, vidi Catherine...
- Non pensavo che ce l’avrei fatta ad arrivare qui, per un attimo ho creduto che sarei morta… - dissi con un filo di voce…
- Per quante volte tu abbia rischiato la vita, per quante ferite io abbia dovuto curare, non ti avevo mai vista in questo stato… -
Mi resi conto solo in quel momento di non aver mai detto grazie a Catherine… era sempre stata pronta ad aiutarmi.. l’avevo incontrata subito dopo la mia fuga dalla Francia, poi mi ero unita ai Templari e, nonostante questo, lei si era dimostrata sempre una buona amica…
- Ti ringrazio per tutte le volte che mi hai salvato la vita… -
Un sorriso sarcastico passò veloce sul volto di Catherine...
– Non è da te dire grazie a qualcuno… neanche in punto di morte… -
Anch’io sorrisi...
- Posso sapere chi ti ha ridotta così? Sono curiosa… - continuò Catherine con lo stesso tono tra l’ironico e il sollevato…
La mia espressione si indurì di colpo e, di nuovo, sentii la rabbia crescere dentro di me…
- Qualcuno che ha avuto solo fortuna.. - risposi a denti stretti…
- L’Assassino di cui tutti parlano? –
- Chi ne parla? –
- Mi è giunta voce… -
- Sarà morto a quest’ora! E se non lo è, lo sarà presto! –
Catherine spostò il cappuccio del lungo mantello grigio che indossava sempre, lasciando scoperto il volto e mi guardò con indecisione mentre cercava le parole giuste…
Quel gesto mi rese più inquieta ed un terribile pensiero mi offuscò la mente… scattai seduta ignorando la fitta di dolore al fianco e l’indolenzimento…
- Di cosa ti è giunta voce? –
- Si dice che… - Catherine si bloccò per un attimo, poi riprese – …che Cesare Borgia sia morto… -
- No! Non è possibile! Non può essere vero... –
- Mi hanno riferito che l’Assassino l’ha ucciso… -
Rimasi in silenzio per qualche secondo, come nel tentativo di assimilare quella verità sconcertante ed inaspettata…
- Quell’Assassino ha distrutto la mia vita… deve pagarla… - feci per alzarmi ma ricaddi subito indietro...
- Non puoi andare da nessuna parte in queste condizioni... –
Senza prestare attenzione alle parole di Catherine mi alzai con cautela dal tavolo e, un po’ barcollante, mi rimisi in piedi...
- Riesco a stare in equilibrio, posso andare… devo trovarlo… - dissi fin troppo sicura di me…
Catherine mi lanciò un’occhiataccia…
- So per esperienza che non potrei fermarti, ma almeno porta questo con te... - disse infine rassegnata... estrasse da una tasca un sacchetto di stoffa marrone e me lo porse – …sono erbe curative, ti allevieranno il dolore… -
- D’accordo… -
- Lì ci sono dei vestiti puliti… io sono di sopra se hai bisogno di me… - mi indicò un mucchio di abiti piegati su una sedia poco distante e uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle...
Con cautela mi sfilai i vestiti lacerati ed esaminai la ferita… era stata ricucita con cura ed era ricoperta da una poltiglia verde… sospirai di sollievo, mai come quella volta avevo creduto davvero di morire… rimisi a posto la fasciatura e indossai i vestiti puliti che mi aveva lasciato Catherine, una camicia bianca e un paio di pantaloni di stoffa grigia… calzai gli stivali, poi mi coprii con il mio mantello nero, presi la sacca che portavo sempre con me ed uscii dalla stanza… la porta si apriva su un piccolo vano che ospitava esclusivamente una rampa di scale… salii al piano superiore ed entrai in una camera scarna, arredata solo da un tavolo e da un braciere… Catherine era accanto alla porta… la raggiunsi...
- Allora buona fortuna Françoise… - mi disse lei rivolgendomi un ultimo sguardo preoccupato…
- Ne avrò bisogno… - mi tirai su il cappuccio e sparii nella notte…

 

Parte 3

 

Percorrevo lentamente una  strada di campagna… avevo viaggiato per una notte e un giorno senza mai fermarmi, in cerca dell’Assassino, ma di lui nessuna traccia…
Ero venuta a conoscenza che l’Ordine era privo di un capo o, almeno, così avevo sentito dire… Cominciava a sembrarmi inutile continuare a cercare alla cieca e pensai che era arrivato il momento di scoprire come i Templari si stessero riorganizzando e chi avesse preso il posto di Cesare Borgia… c’era una sola cosa da fare, dovevo riuscire a parlare con Jet, lo conoscevo da molto tempo, avevamo combattuto insieme e forse era l’unica persona rimasta della quale potessi veramente fidarmi…
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Era notte fonda e la stanchezza cominciava a farsi sentire… la ferita mi dava ancora qualche noia nonostante le cure di Catherine e iniziai, seppur a malincuore, a pensare di fermarmi a riposare… deviai dal sentiero e mi inoltrai nella boscaglia...
Quando fui certa di non essere visibile dalla strada, legai il cavallo ad un albero e mi distesi tra i cespugli...
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Erano trascorsi pochi minuti quando uno scalpiccio sul sentiero attirò la mia attenzione… con cautela spiai attraverso le foglie… qualcuno scendeva da cavallo...
Mi sporsi di più per vedere di chi si trattasse e subito riconobbi quella figura incappucciata… non potevo credere ai miei occhi, un vero colpo di fortuna…
L’Assassino sembrò dirigersi verso di me e, per un istante, pensai che mi avesse vista… falso allarme, si fermò poco prima e, appoggiata la schiena ad un albero, si diede ad esaminare attentamente qualcosa all’interno di un fagotto che aveva in mano… ebbi un attimo di esitazione ingiustificato… no, non l’avrei ucciso alle spalle, ma lui doveva comunque pagarla per quello che mi aveva fatto ed un’occasione del genere non si sarebbe più presentata… estrassi il pugnale dal fodero… cercando di non fare nessun rumore mi avvicinai...
- E’ arrivata la tua ora Assassino! - dissi quando fui  abbastanza vicina puntandogli il pugnale alla gola...
L’uomo aveva già fatto sparire il fagotto prima che arrivassi e mi resi subito conto di non aver causato al mio avversario neanche il minimo sussulto, non sembrava avere alcuna paura, anzi si voltò a guardarmi con un’espressione a metà tra stupita e divertita...
- Tu non mi ucciderai… -  sentenziò calmo.
Era la prima volta che sentivo la voce dell’Assassino e questo lo rese in qualche modo più reale ai miei occhi… per molti Templari era diventato una sorta di entità astratta, quelli che più lo temevano avevano preso da tempo a chiamarlo “l’aquila bianca”, ma io no, io non ne avevo paura… si trattava solo dell’uomo che mi aveva rovinato la vita ed ero sempre più irritata dalla sua spavalderia...
- Non credo tu sia nella posizione di dire o pensare una cosa del genere… -
- Vedo che ti piace sfidare la sorte, già una volta ti ho risparmiato la vita, chi ti dice che lo farò ancora? –
Questa nuova offesa mi annebbiò la vista, ma prima che potessi affondare la lama la mano dell’Assassino si mosse rapida verso il mio fianco, non del tutto guarito dalla precedente ferita… bastò una leggera pressione e il dolore che ne seguì fu lancinante, tanto da farmi quasi perdere l’equilibrio… in un batter d’occhio, la situazione si era ribaltata… mi ritrovai schiacciata contro il tronco dell’albero e nell’impossibilità di muovermi, mentre una lama spuntata dal nulla mi lambiva la gola… il cappuccio dell’Assassino era ricaduto all’indietro lasciando scoperto il viso ad un centimetro dal mio… era più giovane di quello che pensavo… aveva lineamenti lineari e squadrati e i suoi occhi scuri mi guardavano divertiti e calmi… era bello… mi stupii di questo pensiero e, all’istante, odiai me stessa per averlo formulato…
- E’ così che si minaccia qualcuno... - mi disse lui con il tono con cui si parla ad un bambino svogliato - …non bisogna mai lasciare possibilità di replica... –
- Se devi uccidermi, puoi risparmiarti di impartirmi lezioni… - sibilai in risposta...
- Vuoi che ti lasci vivere? Basta chiedere…-
- Non ti implorerò mai e non ho paura di morire... –
- Non ne dubito dato che tenti continuamente di suicidarti, ma penso che la tua morte sarebbe inutile Françoise... –
Sgranai involontariamente gli occhi...
- Come  fai a conoscere il mio nome? –
L’assassino trattenne visibilmente una risata…
– Tu eri l’amante di Cesare Borgia... - disse come se la risposta fosse ovvia - …io so sempre tutto dei miei bersagli… so quali sono le loro abilità, conosco i luoghi che frequentano, so perfino chi sono le loro donne…-
La parola amante e il modo in cui fu pronunciata mi offese così profondamente che un lieve rossore mi invase le guance… provai a divincolarmi, ma senza successo…
- Perché non mi uccidi? Mi ritieni così insignificante da non rappresentare un pericolo per te in nessun caso? - quasi gridai in preda alla collera…
– Non sei per nulla perspicace… secondo te mi perdo in chiacchiere con qualunque incauto tenti di uccidermi? Tu… mi incuriosisci e, se così non fosse, saresti già morta… -
Lo guardai sorpresa senza rispondere e, mio malgrado, mi sentii un po’ lusingata...
- Credi che non ti abbia sentita arrivare? Non mi hai colto di sorpresa e avrei potuto porre fine alla tua vita in ogni momento, ma mi sembra un vero peccato, sarei curioso di vedere fino a che punto può arrivare la tua audacia... - continuò lui con lo stesso tono canzonatorio...
Detto questo mi legò abilmente le mani con una corda che pendeva da un ramo dell’albero a formare una sorta di cappio… qualcuno doveva essere stato appeso per il collo esattamente lì, non molto tempo prima...
- Io ti ucciderò, come tu hai ucciso Cesare, lo giuro… -
L’Assassino scrollò le spalle..
– Sei libera di provarci… ora scusami, ho già perso troppo tempo… - concluse montando a cavallo...
- La pagherai prima o poi, te l’assicuro, non è finita qui! - gridai senza ricevere risposta mentre il cavallo, già spronato al galoppo, spariva nel buio…
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Mi guardai le mani con nervosismo… il nodo era troppo stretto perché potessi liberarmi da sola… era evidente che l’Assassino non voleva essere seguito e mi chiesi dove fosse diretto…
Mi misi a sedere con la schiena appoggiata al tronco dell’albero nell’attesa di scorgere qualcuno di mia conoscenza lungo il sentiero ma, per tutta la notte, la strada fu deserta…

 

Parte 4 

 

Riaprii gli occhi quando il sole era già alto nel cielo… senza volerlo, mi ero addormentata… subito la mia mente andò agli avvenimenti della sera precedente…
Mi chiesi se non avessi sognato tutto, ma la risposta mi giunse, all’istante, dalla vista dei polsi ancora legati… provai a dare uno strattone… niente… l’unico risultato fu una fitta di dolore, ma la corda rimaneva ben salda al proprio posto…
Spiai verso la strada… con la luce del sole era ben visibile da dove mi trovavo e, di conseguenza, anch’io sarei stata vista facilmente… due uomini a cavallo si avvicinavano lungo il sentiero… il mio primo istinto fu quello di nascondermi, ma, poi, riconobbi le croci templari sulle loro tuniche…
Come previsto i due mi scorsero da lontano e si fermarono incuriositi… con pochi passi mi avevano raggiunta…
- Liberatemi… - ordinai porgendogli le mani legate…
Si guardarono per un attimo...
- Perché dovremmo? - chiese uno dei due...
- Io sono una Templare, una di voi… mi chiamo Françoise Arnaul… -
- Ma certo, ho sentito parlare di te, eri il braccio destro di Cesare Borgia, benché tu sia una donna… -
- Ma ora Cesare è morto e il nuovo capo non vede di buon occhio quelli che erano i suoi galoppini… - continuò l’altro…
I due si scambiarono un sorrisetto d’intesa che non mi sfuggì… se non avessi trovato un diversivo probabilmente non sarei uscita viva da quella situazione...
- Chiunque sia il nuovo capo, gli interesseranno le informazioni che ho… - disse precipitosamente…
- Che informazioni? –
- Di certo non ne parlerò a voi… -
- Tu stai mentendo, non hai nessuna informazione… chi ti ha legata qui? –
- Io so dove si trova il frutto dell’Eden...
L’uomo ebbe un sussulto..
- Non è possibile, non si sa dove sia, ma una cosa è certa, è nelle mani degli Assassini... –
- Ti sbagli, gli Assassini hanno rubato un falso… è sempre stato Cesare ad averlo e, per sicurezza, solo i suoi fidati lo sapevano… prima di partire, l’ha lasciato a me ed io l’ho nascosto… - pronunciai questa frase sperando che quei due, che in verità non mi sembrava eccellessero per intelligenza, potessero credere ad una simile sciocchezza…
Mi guardarono perplessi, poi, dopo un tempo che mi sembrò interminabile, uno dei due mi chiese – E dove l’avresti nascosto? –
- L’ho sepolto in un terreno abbandonato non lontano da qui… slegatemi e vi mostrerò dove… -
Nessuno dei due si mosse…
- Non sono armata, il pugnale mi è caduto là… -
Indicai con un cenno del capo il punto nell’erba dove effettivamente si trovava il pugnale che mi era caduto di mano la notte precedente…
A quest’assicurazione l’uomo che aveva parlato per primo tagliò la corda che mi legava i polsi… agii in fretta… estrassi la spada dalla fondina di quello che mi aveva liberata e lo uccisi così rapidamente da causare all’altro un momento di sbandamento, approfittando del quale, finii anche lui…
Attesi che il respiro si normalizzasse mentre cominciavo a pensare a come agire…
Sarebbe stato più sicuro vestirsi da uomo… mi raccolsi i capelli scompigliati e indossai tunica ed elmo di uno dei Templari che avevo ucciso… coprii i cadaveri con dei rami, raccolsi il pugnale e tornai al mio cavallo.
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Non molto tempo dopo già mi inoltravo negli stretti vicoletti di Viana… raggiunsi una piccola casa in pietra e bussai due volte… una donna comparve sulla porta… mi osservò per un attimo, poi, riconosciuto il simbolo sulla mia tunica si spostò di lato per consentirmi di entrare…
- Cerco Jet… -  dissi appena fui entrata...
Senza proferire parola, la donna mi condusse, attraverso il piccolo ingresso, in un’altra camera più ampia…
Jet era di spalle e guardava fuori appoggiato al davanzale di una finestra… la donna mi fece cenno di aspettare, poi si avvicinò a Jet, gli sussurrò qualcosa all’orecchio e uscì dalla stanza mentre lui si voltava a scrutarmi con occhi diffidenti…
- Posso sapere chi mi cerca? –
Feci qualche passo avanti e mi sfilai l’elmo lasciando scoperto il volto…
 - Françoise! - esclamò Jet sorpreso e, d’istinto, mi abbracciò – …non ho più avuto tue notizie dalla notte in cui Cesare… -
- Tranquillo, ne sono al corrente da un po’… -
- Beh, da allora tante cose sono cambiate… -
- E’ di questo che vorrei parlarti, ci sono troppe cose che ancora non so… -
La donna rientrò nella stanza e posò sul tavolo una pagnotta rotonda e un fiasco di vino…
- Grazie Nathalie... - disse Jet…
Lei fece un cenno del capo e scomparve nel suo solito mutismo…
- Nathalie è mia moglie… - continuò lui come per rispondere ad una mia domanda inespressa…
- Quando ti sei sposato? –
- Non molto tempo fa… -
- E… non lo sapeva nessuno? –
- Non credo che la notizia sarebbe stata gradita... –
- Probabilmente hai ragione… -
– Sai, a dire la verità, io… vorrei farla finita con quest’assurda lotta… ormai non mi sento più partecipe delle idee del nostro Ordine… non tutti perseguono un ideale più alto e sono troppi gli orrori ai quali ho dovuto prendere parte… -
- Non avrei mai creduto che potessi dire una cosa del genere… è l’amore che fa quest’effetto? Se è così meglio starne alla larga... –
- No di certo, ma avere qualcuno da amare a volte può aiutare a prendere una decisione… -
- Beh, in ogni caso, se è questo che vuoi, sono felice per te, ma mi chiedo se ti sarà concesso di lasciare l’Ordine come se nulla fosse, ci hai pensato? –
- Certo… nessuno a parte te sa, per adesso, quali siano le mie reali intenzioni… voglio aspettare che la situazione si stabilizzi… -
- E’ proprio di questo che vorrei parlare... –
- Da quanto tempo non mangi? - chiese Jet indicando con un gesto della mano il cibo portato da Nathalie…
- Da un po’… -
- Vieni, sediamoci… -
Prendemmo posto intorno al tavolo ed io mangiai senza lasciarmi ripetere l’invito…
- Beh, innanzitutto è bene che tu sappia che la sorella di Cesare, Lucrezia, ha preso il controllo dell’Ordine e che, per questo motivo, non tutto, come puoi immaginare, rimarrà a lungo com’era... - cominciò a spiegare Jet…
- Chi è rimasto in vita tra i fedeli di Cesare? –
- Tu ed io per quanto ne so, la situazione non è più sicura per noi…. Lucrezia Borgia vuole il controllo assoluto e lo avrà… ora è a Roma… c’è qualcosa di grosso lì, non so bene cosa stia accadendo, ma ha a che fare con gli archivi monumentali… -
- Gli archivi? Gli Assassini hanno la mela dell’Eden e noi invece di andare a riprendercela ci occupiamo degli archivi?-
- A quanto pare sì… questo è tutto ciò che so… sembra che Lucrezia tema che anche i segreti contenuti negli archivi possano cadere nelle mani degli Assassini…-
- E quindi è lì per proteggere i segreti che l’archivio contiene? –
- Di questo non so nulla di preciso, ma mi sono fatto un’idea del genere, sì… -
- E’ tutto? –
- Non esattamente…. non so se mi crederai, ma anche Cesare non era ciò che appariva, mi è giunta voce che aveva preso accordi con sua sorella di cui ci teneva all’oscuro, anche lui cercava di conservare il potere, era questa la sua prima preoccupazione e, dopo tutto, non ha esitato a lasciare che tu morissi al suo posto… -
- Io avevo accettato… -
- Sì ma… -
- So che non mi amava, né io amavo lui, a te ormai posso dirlo, ma era l’unica certezza della mia vita, capisci? –
- Capisco… - Jet abbassò gli occhi e fece una pausa, poi riprese - …la notizia della morte di Cesare arrivò la mattina dopo, poi sono cominciate le liti tra fazioni opposte all’interno dell’Ordine, così mi sono allontanato e, da allora, ricevo notizie solo grazie ad alcuni informatori che mi sono rimasti fedeli… hai fatto bene a sparire per un po’, è stata una mossa prudente, ma nessuno conosceva la tua sorte Françoise, ho creduto che l’Assassino ti avesse uccisa… -
- Non ne ha avuto la possibilità… -
- Cosa farai adesso? –
- Devo pensarci, ma credo che andrò a Roma… -
- Ne sei certa? Non so immaginare quale accoglienza riceveresti… -
- Quindi non mi resta che scoprirlo, c’è ancora qualcuno che può fornirmi una nave che tu sappia? –
- Certo, domani stesso allerterò quelli che mi sono rimasti fedeli e potrai partire al più presto... –
-Bene… posso restare qui per questa notte? –
- Certo, puoi restare per tutto il tempo che ti serve…-

 

PARTE 5

 

Qualche giorno più tardi, al calar della notte, camminavo freneticamente su e giù lungo il molo del porto di Valencia borbottando tra me… i pochi pescatori che si aggiravano nei dintorni gettavano sguardi curiosi sulla mia figura avvolta in un lungo mantello nero con il cappuccio calato a coprire metà del volto…
Fin troppo esile per essere un uomo… ma una donna sola non si sarebbe mai aggirata in una zona come quella ed a quell’ora di sera, per di più vestita da uomo… che assurdità… negli occhi di quei pochi pescatori si potevano leggere queste ed altre domande e obiezioni, ma a me non importava...
- La nave è quasi pronta signora… - la voce di uno dei Templari che mi avevano accompagnata al porto mi riscosse dai miei pensieri... la nave? Una sola nave?
Evidentemente Jet non era riuscito a fare di meglio… la nostra posizione all’interno dell’Ordine era calata di parecchio… peggio di quanto pensassi… un tempo mi sarebbe bastato chiedere e avrei avuto un’intera flotta…
- Bene... - mi limitai a dire…
L’uomo mi fece un cenno del capo congedandosi…
Decisi di rientrare nella fortezza che dominava il porto… per fortuna avevo ancora il diritto di stare lì, pensai sarcastica…
Oltrepassai la porta e salii la scala in legno che conduceva al piano superiore… la residenza era deserta e non riuscivo a non pensare che solo qualche mese prima brulicava di miei compagni e di attività… tutto era gestito da Cesare, coadiuvato dal suo consiglio ovviamente, ora invece c’era la devastazione più totale…
Ero seduta al tavolo di quella che era stata la mia stanza personale mentre queste considerazioni mi affollavano la mente quando sentii dei rumori provenire dall’esterno… un combattimento? Uscii precipitosamente sul balcone e osservai la scena… vidi il bianco delle vesti degli Assassini spiccare nell’oscurità della notte e lo scintillio delle lame, mentre udivo il rumore dei colpi e le grida dei feriti… in un batter d’occhio si era scatenata una guerra in piena regola… rientrai di corsa, estrassi la spada e mi precipitai giù per le scale… nella notte fredda sei dei dieci uomini che Jet mi aveva affidato giacevano morti in una pozza di sangue, mentre gli altri fronteggiavano un numero imprecisato di Assassini… mi gettai nella mischia combattendo meglio che potevo.. due uomini incappucciati mi piombarono addosso… schivavo i colpi con facilità e ogni tanto mi slanciavo in avanti con un fendente… colpii uno degli Assassini ad una gamba facendolo precipitare a terra, mentre puntavo a stancare l’altro… ero certa che l’uomo avesse già combattuto abbastanza prima di raggiungermi, mentre io ero lucida e riposata, un punto a mio vantaggio… certo, più facile a dirsi che a farsi, l’Assassino aveva un’ottima resistenza e non perdeva la concentrazione… stufa di quella danza sempre uguale, schivai un colpo e spinsi verso di lui con più foga e la spada sguainata ma misi un piede in fallo scivolando sul pavimento umido del porto… la spada mi era caduta di mano e, in un batter d’occhio, mi ero trovata l’arma del mio avversario puntata alla gola… lessi negli occhi di lui che di lì a poco avrebbe messo fine alla mia vita e distolsi lo sguardo attendendo di sentire il ferro affilato affondarmi nella gola… ma non accadde…
- Fermo! - intimò qualcuno alla mia destra all’uomo che stava per uccidermi… mi voltai per scoprire di chi fosse quella voce vagamente familiare… era l’Assassino che aveva ucciso Cesare… nonostante la mia visuale fosse limitata e nonostante il buio ne ero certa...
- Ma… - cominciò a dire l’altro…
- Non discutere! Mi serve, devo farle delle domande… -
Sentendo parlare al femminile di quello che credeva fosse un uomo l’Assassino sgranò gli occhi, ma senza battere ciglio rinfoderò la spada… mi sollevò da terra prima di strattonarmi in una delle celle della fortezza, poi mi legò le mani, chiuse a chiave la porta e si allontanò senza prestare ascolto alle mie proteste...
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Qualche ora dopo, avevo rinunciato a protestare… ero seduta su un giaciglio di paglia, sul fondo della cella, e fissavo le sbarre con aria torva… tesi l’orecchio quando avvertii il rumore di passi sempre più vicino…
- E’ nell’ultima cella Ezio… - disse qualcuno…
Quindi si chiamava Ezio, buono a sapersi...
Pochi secondi dopo la porta si aprì cigolando… Ezio entrò e si appoggiò con la schiena alla grata di ferro osservandomi da sotto il cappuccio con un’espressione indecifrabile…
- Chi si rivede! - dissi sarcastica per spezzare quel silenzio pesante…
- A quanto pare siamo destinati ad incontrarci, dovrai fartene una ragione... - rispose l’Assassino piegando le labbra in un mezzo sorriso…
- Prima o poi ti ucciderò così non ci incontreremo più… -
- Come ti dicevo, sei libera di provarci… ma dubito che ci riusciresti... –
Distolsi lo sguardo infastidita…
- Anche se devo ammettere che combatti bene per essere una Templare… -aggiunse lui dopo un attimo e, ancora una volta, non potei fare a meno di sentirmi lusingata…
- Che cosa vuoi da me? –
- Vuoi dire perché ti ho salvato di nuovo la vita? –
Gli lanciai un’occhiataccia…
- Voglio sapere perché i Templari vanno a Roma... –
Avrei voluto saperlo anch’io…
- Non lo so... –
Lui si accigliò… – E va bene… - disse, poi fece scattare la lama con un clic e, senza avere neppure il tempo di accorgermene, mi ritrovai schiacciata sul giaciglio di paglia, immobilizzata sotto il peso dell’Assassino che, per l’ennesima volta, mi puntava la lama alla gola…
Lo guardai negli occhi come quella sera di poco tempo prima e, di nuovo, i miei battiti accelerarono, ma non era panico… cosa diavolo mi prendeva? Non sapevo perché ma anche in quella situazione non riuscivo ad avere paura di lui, benché fossi certa che una volta avute le informazioni che voleva, per me sarebbe stata la fine…
- Te lo richiedo, cosa fanno i Templari a Roma? - mi chiese Ezio interrompendo il flusso di quei pensieri insensati…
- Non lo so! Grazie a te ho qualche difficoltà adesso ad avere accesso alle informazioni! –
Lui sembrò rifletterci per un attimo, poi decise di crederle.
- Chi è a capo dell’Ordine adesso? - continuò ignorando i miei sforzi per liberarmi...
- Il vostro Ordine invece? Sempre privo di un capo? E tu per conto di chi agisci? -
Ezio trattenne un sorriso… agiva per suo conto, dato che il Maestro adesso era lui...
I Templari non lo sapevano… meglio così…
- Rispondi, non ti conviene farmi perdere la pazienza… - concluse impassibile...
- Lucrezia Borgia… - sibilai sentendo maggiore la pressione della lama...
- Lo sospettavo... - bisbigliò lui tra sé…
Ritirò la lama e mi aiutò ad alzarmi… lo guardai sorpresa, ero sicura che una volta saputo quello che voleva, mi avrebbe uccisa…
Ezio sorrise sarcastico come se avesse indovinato quello che mi passava per la testa – Non ti ucciderò neanche questa volta, mi dispiace… per adesso, tu vieni con me… -

 

Parte 6

 

Era l’alba e sulla strada giacevano ancora le vittime del combattimento di qualche ora prima mentre seguivo Ezio verso la nave che ci avrebbe condotti a Roma...
Avevo le mani legate ed ero affiancata da due Assassini… forse temevano che fuggissi... non sapevano che, in quel momento, non ne avrei avuta né la voglia, né la forza… tutto sommato, anch’io volevo arrivare a Roma e pensai che, una volta lì, avrei trovato un modo per scappare… Ezio ci precedeva di qualche passo… giunti a bordo i due Assassini si congedarono, dopo aver scambiato qualche parola sottovoce con il loro Maestro…
- Meglio se non ci facciamo notare… - sentenziò Ezio quando i due se ne furono andati e lui ed io prendemmo posto, l’uno accanto all’altra, sul fondo della stiva…
Rimanemmo a lungo immersi nel silenzio ad osservare l’andirivieni di marinai e uomini, per lo più, dall’aspetto losco…
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La nave era già in mare da un po’ quando mi accorsi che un uomo ci aveva visti nonostante la penombra e ci osservava incuriosito… lo squadrai per un attimo…
Aveva un’aria trascurata, i capelli ricci e sporchi, legati da un nastro nero, gli ricadevano sulle spalle ed indossava una cappa con il cappuccio, probabilmente si trattava di un ladro o qualcosa del genere… rivolsi lo sguardo ad Ezio… era immobile, sembrava quasi si fosse addormentato… mi irrigidii, se fossimo stati attaccati, non avevo armi con cui difendermi…
- Di che hai paura? Non ti accadrà niente, non preoccuparti... - disse Ezio con un mezzo sorriso…
- Non ho le mie armi! –
- E non le riavrai, puoi starne certa… -
Sbuffai rumorosamente…
Intanto l’uomo, che ancora ci stava fissando, si avvicinò di qualche passo e, con un ghigno, portò la mano all’elsa della spada che gli pendeva da un fianco… Ezio alzò gli occhi con aria minacciosa e fece scattare la lama che scintillò nella penombra della stiva… si guardarono per un attimo, poi l’uomo sembrò pensarci meglio e cambiò direzione...
- Che diavolo voleva? – chiesi…
- Credo sospetti che nascondiamo qualcosa e magari pensa che questo qualcosa potrebbe essergli utile… -
- E ci avrebbe uccisi solo per questo!? –
Scrollò le spalle…
- Conosco persone che ucciderebbero per molto meno… -
- E’ ingiusto che io non possa difendermi! - bofonchiai incrociando le braccia al petto…
- Sì, che ingiustizia... - commentò lui con una risatina di scherno...
Scossi la testa infastidita...
- Non avrai bisogno di difenderti, te lo assicuro… - aggiunse l’Assassino…
Gli lanciai un’occhiataccia… non tolleravo di dover dipendere da qualcun altro, era per questo che avevo lasciato la Francia…
- Sono sempre stata perfettamente in grado di proteggermi da sola! –
- Però, che caratterino!... - disse con tono ironico – …in fondo se sei viva lo devi a me, avrei anche potuto lasciarti morire ieri sera… -
Non risposi… certo, magari adesso avrei anche dovuto ringraziarlo pensai…
- Perché mi hai risparmiata? - chiesi qualche secondo dopo...
Ezio sembrò rifletterci un attimo…
– Ancora non lo so… forse per curiosità… dalla prima volta che ti ho vista mi sono chiesto cosa ci facesse una donna francese in Spagna, nel bel mezzo di una guerra... –
– Combatto molto meglio di tanti soldati e sono brava a farmi passare da uomo… -
Lui sorrise…
– Questo è vero… - fece una pausa – …e quindi è per questo che hai lasciato la Francia? Per combattere? –
- L’ho fatto per essere libera, dato che in Francia non potevo esserlo… purtroppo per i miei genitori, io non sono fatta per ricevere ordini… sono scappata da casa e arrivata qui mi sono unita alla causa dei Templari e stava andando tutto alla perfezione prima che tu uccidessi Cesare... –
Gli occhi di lui divennero seri…
– Tu lo amavi? –
Rimasi stupita da quella domanda e, sulle prime, non risposi…
- Non so se si possa definire amore, lui… era indispensabile per me… - dissi alla fine…
- Indispensabile? –
- Perché potessi essere quello che volevo, perché potessi essere libera… sapevo che la mia vita non era più importante di quella di tanti altri suoi fedeli… - parlai in modo così sincero da chiedermi perché mai stessi raccontando tutto quello che provavo all’Assassino che avrei dovuto odiare – …non ha esitato a mandarmi a morire al suo posto ed io ho accettato per riconoscenza, perché grazie a lui, per la prima volta nella mia vita, mi sembrava di aver trovato finalmente il mio posto… -
- Capisco… può essere difficile trovare un equilibrio… -
Lo guardai di sottecchi… no, pensai, nessun uomo poteva capire…
– Come potresti? Insomma, voi Assassini credete sul serio nella vostra causa… venite educati dalla nascita a compiere la vostra missione e non avete esitazioni… è invidiabile… io, invece, quando ero in Francia, pensavo di continuo di trovarmi dalla parte sbagliata del mondo, nell’epoca sbagliata... –
Ezio mi lanciò uno sguardo strano da sotto il cappuccio e parlò a voce più bassa, quasi in un sussurro…
- Io ricordo tutte le mie vittime… quando mi danno un bersaglio, la prima cosa che devo fare è conoscerlo il più possibile, sapendo che porrò fine alla sua vita… uccidere, anche se per una buona causa, non è né semplice, né gratificante e non è per tutti… non tutti i nati nella Confraternita sono in grado di diventare Assassini… -
Tacqui… quelle parole mi sorpresero e potevo leggerne la verità negli occhi dell’Assassino mentre cominciavo a provare per lui qualcosa di estremamente diverso dall’odio…

 

Parte 7

 

- Françoise, svegliati… -
Aprii gli occhi, riportata alla realtà da una voce calda e familiare e mi resi conto, all’istante, di avere la testa appoggiata alla spalla dell’Assassino… per qualche strano motivo, il mio primo pensiero fu che non avrei voluto spostarmi… sollevai il viso con una punta di imbarazzo, ritrovandomi ad un centimetro da quello di  Ezio che mi stava guardando… ancora una volta mi persi nella contemplazione dei suoi occhi scuri...
- Siamo arrivati… - sussurrò lui…
Annuii mentre i nostri volti si facevano pian piano più vicini e le nostre labbra, senza che nessuno dei due riuscisse a razionalizzare quello che stava per succedere, giungevano quasi a sfiorarsi…
Il suono di una voce stridula richiamò la nostra attenzione e ci voltammo all'unisono…
- Siete morti! - aveva esclamato qualcuno a pochi passi da noi...
Lo stesso uomo della sera prima, questa volta attorniato da tre scagnozzi, ci guardava con un ghigno…
Scattammo entrambi in piedi… Ezio estrasse la spada mentre i suoi avversari facevano lo stesso…
- Liberami e dammi un’arma… - dissi porgendogli le mani legate…
Mi guardò per un attimo con indecisione…
- Non puoi combattere e difendere me nello stesso tempo, così mi uccideranno… -
Quell’ultima affermazione convinse l’Assassino che, alla svelta, tagliò la corda che mi legava i polsi e mi lanciò la sua spada…
- C-cosa… e tu come farai? - chiesi sorpresa…
Lui sorrise, poi fece scattare la lama celata e si mise sulla difensiva, gettandomi uno sguardo d’intesa in modo che facessi lo stesso…
- Ora basta! - ringhiò l’uomo con i capelli ricci infastidito e lui e due scagnozzi, spezzati gli indugi, si scagliarono contro Ezio, mentre l’altro incrociava la mia spada convinto che avrebbe avuto gioco facile… sorrisi tra me… mai sottovalutare il proprio nemico… riuscii a contrastare facilmente l’uomo e lo ferii al braccio destro…
Il sangue gli macchiò la manica della camicia di rosso vivo mentre i suoi occhi avvampavano di rabbia… mi rivolse uno sguardo colmo d’odio, passò agile la spada dall’altro lato e fui costretta a parare un altro fendente… d’un tratto, un urlo squarciò l’aria del piccolo abitacolo… un’inconsueta preoccupazione mi strinse lo stomaco e mi voltai di scatto perdendo la concentrazione… rivolsi l’attenzione al duello che stava proseguendo a due passi da me, la lama di Ezio aveva aperto una ferita nel fianco dell’uomo che ci aveva minacciati, mentre gli altri due giacevano già morti al suolo… distolsi lo sguardo subito prima di avvertire un dolore fortissimo alla spalla… il mio avversario  mi aveva appena colpita e sorrideva baldanzoso...
Tirai un respiro profondo e mi preparai a fronteggiare l’attacco successivo… per mia fortuna l’uomo, ormai convinto della vittoria, si slanciò in avanti con una mossa avventata dandomi la possibilità di affondargli la spada nello stomaco… lo vidi cadere in ginocchio mentre un fiotto di sangue gli bagnava le labbra…
Ritrassi l’arma e guardai Ezio... era visibilmente affaticato e aveva la manica destra della tunica macchiata di sangue, ma non era ferito… a quella vista sospirai di sollievo mentre già lui mi tendeva la mano per riavere la spada, rivolgendomi uno sguardo indagatore… fu allora che capii... se volevo scappare, quello era il momento… decisi in fretta e puntai la spada contro l’Assassino… mi sarei aspettata di dover combattere, ma non accadde, Ezio sollevò i palmi in segno di resa e si spostò di lato lasciandomi libera l’uscita…
Ebbi un ultimo istante di indecisione, poi mi precipitai su per le scale, ma riuscii a fare solo qualche passo prima di essere costretta ad appoggiarmi alla balaustra della nave, il dolore alla spalla cominciava a farsi sentire più forte e i sensi minacciavano di abbandonarmi... no, dovevo continuare… fu il mio ultimo pensiero prima che la vista mi si annebbiasse, poi mi sentii cadere con un tonfo… buio…
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Ritornai lentamente alla coscienza… ero in una cella, sdraiata su un giaciglio di paglia con le mani legate e la spalla fasciata… mi guardai attorno un po’ intontita, poi realizzai... di nuovo imprigionata… sbuffai cercando di alzarmi e guardai oltre le sbarre… niente… potevo scorgere solo un corridoio deserto…
Qualche ora dopo, qualcuno entrò nella cella… gli gettai un rapido sguardo… non era Ezio ma, a giudicare da come era vestito, una cosa era certa, ero finita di nuovo nelle mani degli Assassini… l’Assassino depositò a terra una ciotola con della frutta e un fiasco d’acqua, rivolgendomi uno sguardo colmo di disprezzo, poi fece per andarsene...
- E tu chi diavolo saresti? - chiesi poco gentilmente...
Lui si bloccò e si voltò di nuovo a guardarmi…
– Questo non ti riguarda, Templare… -
- Se solo avessi una spada, ti farei rimpiangere di avermi trattata così, Assassino...-
A quelle parole l’uomo vide rosso… si avvicinò a me che non riuscii a fare a meno di trattenere un sussulto e mi tirò i capelli fino a reclinarmi la testa all’indietro, provocandomi una fitta di dolore alla spalla…
- Se dipendesse da me saresti già morta… - sibilò…
Sorrisi per quanto mi fosse possibile…
– E da chi dipende? - chiesi per provocarlo…
L’uomo assottigliò gli occhi…
– Per adesso mi è stato ordinato di non farti un graffio, ma prima o poi non ci sarà più nessuno a proteggerti e allora puoi stare sicura che te la farò pagare… -
Mi lasciò andare violentemente e uscì dalla cella dandomi le spalle… quando l’Assassino si fu allontanato una lacrima di rabbia mi solcò il volto… l’asciugai subito e cercai di normalizzare il respiro… appena ebbi riacquistato la calma osservai attentamente la cella alla ricerca di una via di fuga… niente… l’unica apertura era una piccola feritoia situata troppo in alto… tornai a sedermi rassegnata… gettai un rapido sguardo al cibo, la fame cominciava a farsi sentire, ma ero decisamente troppo orgogliosa per mangiare…
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I giorni si ripetevano tutti uguali e non avrei saputo dire quanti ne fossero passati…
Nel frattempo, le energie venivano gradualmente a mancarmi a causa dell’ostinato sciopero della fame e della ferita non ancora guarita del tutto… l’unica visita che ricevevo era quella dell’Assassino che mi portava il cibo due volte al giorno, cibo che, peraltro, mi rifiutavo puntualmente di mangiare… se avevano pensato di tenermi rinchiusa qui per sempre, avrei preferito morire… l’ultima volta che l’avevo visto, l’Assassino mi aveva intimato di mangiare qualcosa, ma non lo avevo degnato né di uno sguardo, né tantomeno di una risposta… forse temeva che, se fossi morta, la colpa sarebbe ricaduta su di lui… meglio così, pensai, un motivo in più per continuare…
Ero sdraiata su un fianco con il viso rivolto verso la parete quando sentii cigolare la porta della cella… non mi voltai neppure attendendo che l’uomo, come di consueto, depositasse la ciotola sul pavimento e uscisse… invece, qualcuno prese posto accanto a me… mi voltai piano e, nonostante la vista un po’ annebbiata, riconobbi Ezio, seduto con le gambe incrociate e una ciotola in mano… con fatica mi tirai su e appoggiai la schiena alla parete…
Ezio mi porse la ciotola… la presi e ne esaminai il contenuto… era una specie di poltiglia di farro, ma avrei mangiato qualsiasi cosa, tanto ero affamata…
- Avanti, mangia… - disse l’Assassino…
Senza più pensarci, obbedii...
- Hai intenzione di restare qui a guardarmi? - chiesi tra un boccone e l’altro…
- Non me ne vado finché non avrai finito… - rispose lui impassibile…
Feci più fatica di quanto mi aspettassi, era come se il mio stomaco si fosse disabituato a ricevere cibo… quando ebbi vuotato il piatto, lo porsi ad Ezio…
– Soddisfatto? –
- Abbastanza… - disse lui con un mezzo sorriso - …come va la spalla? –
Quella domanda mi riportò alla mente ciò che era successo sulla nave…
- Meglio… - risposi...
- Comunque manderò qualcuno a controllare la fasciatura… -
– Non è necessario… -
- Sì, invece… -
Annuii rassegnata, certo non lo avrei convinto e poi c’era ben altro che mi preoccupava… avevo bisogno di sapere se ci fosse una speranza di libertà e, nonostante per la prima volta nella mia vita, mi mancasse il coraggio, dovevo chiederglielo…
– Per quanto tempo hai intenzione di tenermi qui? –
Lo sguardo di lui divenne, in un lampo, impenetrabile…
– Non posso fidarmi di te, quindi è qui che starai finché non avrò deciso diversamente… - rispose freddo, poi si alzò in piedi e si avviò verso la porta della cella…
- Sei stato tu ad ordinare che non mi facessero del male? - quella domanda mi sfuggì prepotente dalle labbra… senza riuscire a spiegarmi consciamente il perché, volevo a tutti i costi saperlo…
Lui si bloccò per un attimo ma non rispose né si voltò, poi fece scattare la serratura e sparì nel corridoio chiudendosi la porta alle spalle…

 

Parte 8

 

Mi svegliai quando già la luce del sole filtrava attraverso la piccola feritoia nella parete… mi guardai i polsi, la pelle era ancora arrossata e screpolata… l’Assassino doveva avermi slegata quando non avevo forze, tanto che non me n’ero neppure accorta… un rumore insolito di passi mi riscosse… sollevai lo sguardo un attimo prima che una donna minuta, sulla quarantina, comparisse davanti alla porta della cella armata di bende e quant’altro e accompagnata immancabilmente dall’Assassino… dopotutto, ero una pericolosa prigioniera Templare, pensai sorridendo tra me, quale incauto avrebbe lasciato una povera donna sola con me?
La serratura scattò…
- Vuoi che le leghi le mani Carmen? - chiese l’Assassino…
- Non credo sarà necessario… - rispose la donna entrando e gettandomi un rapido sguardo…
Odiavo che si parlasse di me come se non fossi presente, ma mi sforzai di rimanere in silenzio…
L’Assassino, che era rimasto fuori, fece spallucce e si voltò con le braccia conserte appoggiando la schiena alla grata di ferro…
Carmen mi si avvicinò e rimosse la fasciatura precedente per esaminare la ferita alla spalla…
- Credo che tra un po’ potremo anche togliere i punti, li ho messi per sicurezza ma la ferita non era molto profonda… - disse sollevando gli occhi sul mio volto… potei vedere chiaramente il suo stupore nel constatare che ero solo una ragazza, molto più giovane di quanto si aspettasse…
Mi applicò una sorta di poltiglia verde sulla ferita che mi ricordò tanto i preparati di Catherine e risistemò la fasciatura…
- Grazie… - sussurrai quando Carmen ebbe finito…
Lei mi rispose con un cenno quasi impercettibile del capo e si allontanò insieme all’Assassino…
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Le ore del giorno erano per me interminabili… non sopportavo di stare rinchiusa in una cella mentre giornate importanti mi sfuggivano dalle mani… l’unica cosa a cui riuscivo a pensare, anzi, in verità, l’unica persona a cui riuscivo a pensare era Ezio... volevo disperatamente parlare con lui e mi tormentava il silenzio con cui mi aveva lasciata l’ultima volta… forse davvero stavo impazzendo… pensai che, prima o poi, quella condizione di prigionia mi avrebbe condotta alla follia più totale… ma cosa potevo fare? Assolutamente nulla…
Era passata forse una settimana e, quella sera, ero seduta sulla paglia con le braccia conserte, immersa nella solita noia, quando udii il suono di due voci maschili… ne riconobbi una… Ezio… mi alzai di scatto e raggiunsi l’ingresso della cella, strinsi tra le dita le sbarre sporgendo la testa il più possibile e rimasi in ascolto.
- Devo andare... stanotte… - disse Ezio...
- Ne sei sicuro? Il castello di Jacopo è ben sorvegliato... - riconobbi anche la voce del secondo uomo… era l’Assassino che mi portava il cibo…
- E’ per questo che devo agire stanotte, prima che inizino a sospettare e rinforzino la guardia, allora sarebbe impossibile… -
- Allora fa’ come ritieni giusto… che la fortuna ti assista fratello… -
Calò il silenzio.. rimasi lì ancora un po’, in attesa… niente… tornai a sedermi e aggrottai le sopracciglia interrogandomi sull’identità del bersaglio di Ezio… passai in rassegna i nomi dei Templari di alto rango. Jacopo… Jacopo…no! D’un tratto capii, si trattava di Jacopo de’ Grassi, non l’avevo mai conosciuto di persona, ma sapevo che addestrava gli eserciti templari e che… beh, la sua fortezza era inespugnabile… una voragine mi si aprì nello stomaco e mi sentii più impotente che mai, mentre, tutt’a un tratto, mi rendevo conto che non mi importava nulla dell’Ordine, né di Jacopo, né dell’esercito templare e nemmeno di Cesare, ma avrei dato qualsiasi cosa perché un Assassino in particolare tornasse indietro sano e salvo…
Non chiusi occhio tutta la notte e quando, alle prime luci dell’alba, sentii un rumore nella stanza accanto corsi subito alle sbarre…
- Ezio! - esclamai felice come una bambina quando lo vidi passare davanti alla cella…
Lui si voltò a guardarmi, i suoi occhi scuri erano freddi e aveva il labbro superiore spaccato e insanguinato…
La mia mano si mosse da sola, senza intenzione, a sfiorare il suo viso…
- Sei ferito… - sussurrai…
Lui annuì mentre una smorfia di dolore gli si dipingeva sul volto…
Lo guardai con più attenzione, aveva la tunica completamente macchiata di sangue non l’avevo mai visto così affaticato dopo un combattimento… fu allora che notai la sua mano premuta all’altezza delle costole a fermare il sangue…
- Oh no! - urlai un attimo prima che l’Assassino cadesse a terra svenuto…
Il mio grido risuonò nell’aria facendo accorrere l’altro Assassino di mia conoscenza e Carmen…
- Che cosa è successo!? - chiese quello guardandomi in cagnesco…
Non risposi, non riuscivo a parlare…
- E’ ferito… - disse Carmen – …portiamolo di là… -
L’Assassino annuì, poi lui e Carmen sollevarono Ezio quasi di peso e lo portarono in una delle stanze che davano sul corridoio…
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I giorni passavano ed io credevo di impazzire… era Carmen adesso a portarmi il cibo due volte al giorno, ma, al pari dell’Assassino, mi ignorava e cercava di rivolgermi la parola il meno possibile… avrei voluto qualche notizia sulle condizioni di Ezio e la donna non era affatto propensa ad informarmi... un pomeriggio, vedendo passare l’Assassino, mi precipitai alle sbarre…
- Voglio vedere Ezio… - dissi...
Lui si voltò a guardarmi sorpreso…
– E perché credi che te lo lascerei fare? - chiese con una risata…
- Non lo credo, te lo sto chiedendo… - risposi con occhi imploranti… forse mai nella mia vita mi ero rivolta a qualcuno con quel tono di sottomissione, ma mi sembrava di non avere altra scelta…
L’Assassino mi scrutò per un attimo interdetto…
– Ezio sta bene, si riprenderà presto… ma non puoi vederlo… - disse alla fine…
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Riaprii piano gli occhi… il dolore alla parte destra del torace mi mozzava il respiro…
Gettai uno sguardo alla fasciatura e provai a ripensare a quello che era successo…
Mi tornarono alla mente le immagini sfocate di una serie infinita di duelli e quella del viso di Jacopo mentre la vita abbandonava i suoi occhi, ma un altro ricordo era vivido nella mia mente, le dita di Françoise che mi sfioravano il viso… era l’ultima cosa che potevo ricordare, mentre dei giorni successivi mi rimanevano solo suoni confusi e oscurità… mi alzai in piedi con fatica, indossai la tunica e presi le armi…
Ero rimasto immobile già troppo a lungo…

 

Parte 9

 

- Ezio, bentornato tra noi! - esclamò l’Assassino da dietro il bancone quando comparvi nella stanza d’ingresso – …spero che tu ti sia ripreso… –
Lo salutai con un cenno del capo appoggiando la schiena al muro…
– Sto bene, grazie… -
Lui gettò uno sguardo indagatore al mio volto teso che nascondeva il dolore dietro la solita maschera di impassibilità…
– Ne sei sicuro? - chiese assottigliando gli occhi…
Mi limitai a lanciargli un’occhiataccia e ignorai la domanda…
- Cosa è cambiato in questo tempo? - dissi invece…
- Sei rimasto incosciente più o meno per una settimana, anche se Carmen pensava che ci sarebbe voluto molto più tempo perché ti rimettessi in piedi… era una brutta ferita… -
- E…? –
- La notizia della morte di Jacopo de’ Grassi si è sparsa… si vocifera della comparsa dell’aquila bianca, dell’assassino di Cesare, ma non sanno dove tu ti nasconda, né che faccia tu abbia… -
 - Quindi questo è ancora un posto sicuro… -
- Lo è… per ora… -
- Non devi dirmi altro? –
- E’ tutto quello che so… -
- Bene… - conclusi avviandomi alla porta d’ingresso… ormai ero perfettamente in grado di farmi da solo un’idea della situazione…
- Ah, dimenticavo… -esclamò un attimo prima che uscissi…
- Cosa? –
– La prigioniera chiede di te… -
Lo guardai provando ad eliminare dai miei occhi qualunque traccia della sorpresa che quella notizia mi aveva causato, notizia che, mio malgrado, mi faceva quantomeno piacere e mi limitai ad annuire…
– Grazie per avermi informato… - dissi soltanto…
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Era ormai notte inoltrata ed io ero seduta al solito posto nella mia cella, rivoltando i miei pensieri tra la speranza e la rassegnazione, quando vidi entrare Ezio... mi alzai in piedi di scatto e, senza pensare minimamente a quello che stavo per fare, corsi ad abbracciarlo…
Solo dopo essermi allontanata di un passo e aver letto la perplessità nello sguardo di lui mi resi conto della palese assurdità del mio gesto… cosa diavolo mi era preso?
- Mi… mi dispiace… io… insomma ho pensato che potessi morire e… - provai a giustificarmi…
- Strano, credevo che tu mi volessi morto… - commentò lui con un tono tra il serio e l’ironico…
Sentii il sangue risalirmi alle guance e mi voltai per tornare a sedermi… cosa mi era passato per la testa? Dovevo essere sul serio folle allora… non gli avevo ancora dato le spalle che Ezio mi trattenne per una mano… lo guardai di nuovo… i suoi occhi scuri erano intensi  e sinceri…
- Grazie per esserti preoccupata per me… Francesca... - disse in un sussurro…
Non risposi, né feci alcuna mossa, mi sentivo come incatenata al suo sguardo…
- Sai, quando ero al castello di Jacopo ho pensato che, se fossi sopravvissuto, c’era una cosa che dovevo fare a tutti i costi… - continuò lui prima di chinarsi piano verso di me e posare le labbra sulle mie… le nostre bocche si dischiusero ed io risposi al bacio intrecciando le mani nei suoi capelli e facendogli ricadere il cappuccio all’indietro…
Quando le nostre labbra si allontanarono rimasi come imbambolata continuando ad assaporare segretamente quel bacio, mentre lui mi teneva ancora il viso tra le mani…
- Sei pentita? - chiese ad un tratto per interrompere il mio mutismo…
- Forse dovrei esserlo… ma no, non sono pentita… - dissi più a me stessa che a lui… non riuscivo neppure a sentirmi in colpa, dovevo essere davvero una persona orribile, pensai… avevo appena baciato l’assassino di Cesare, avevo appena baciato un Assassino, già questo bastava eppure non mi dispiaceva… in un solo bacio si erano condensate molte più emozioni di quante ne avessi mai provate e, in quel momento, ebbi la certezza assoluta di non aver mai amato Cesare, forse di non essermi mai innamorata in tutta la vita… fino ad ora… rinnegai all’istante l’ultima considerazione… io ero una Templare… ma, dopo tutto, cosa sarebbe successo se avessi dimenticato questo dettaglio solo per un po’? In fondo, allo stato attuale delle cose, nessun Templare avrebbe sofferto per la mia assenza…
Ero ancora immersa in questi pensieri quando Ezio aprì la porta della cella…
- Sei libera… - disse come se nulla fosse…
Lo guardai sorpresa… si era appoggiato alla grata di ferro con un’espressione seria sul volto… era più bello del solito, non c’era dubbio… mi chiesi se fossi impazzita…
Mi aveva appena inaspettatamente liberata e l’unica cosa che m’interessava era quanto fosse bello  in quel particolare momento e, soprattutto, quanto volessi che quel bacio non si fosse interrotto…
- Sono libera… - sussurrai tra me chiedendomi al contempo perché quella prospettiva non mi entusiasmasse…
- Sei libera di andartene… oppure… puoi restare con me… -
Sentii lo sguardo di lui cercare una risposta nel mio viso inespressivo per la sorpresa…
- Puoi anche rimanere in questa cella se preferisci... - aggiunse con un mezzo sorriso mentre io ero ancora immersa nel silenzio - …in ogni caso, sarà una tua libera scelta... –
Un turbinio di emozioni si agitava dentro di me ed una valanga di pensieri discordanti mi invase la mente senza che riuscissi a mettere ordine…
- Pensaci… - concluse lui gettandomi un ultimo sguardo prima di sparire nel corridoio buio...
Mi sentivo come paralizzata… mentre la ragione mi ricordava che avevo fatto un giuramento e dovevo rispettarlo, che avevo l’occasione di tornare da Lucrezia e rivelargli dove si trovasse l’Assassino, guadagnandomi di diritto un nuovo posto tra i Templari, mi rendevo conto, allo stesso tempo, che non mi importava nulla del giuramento, né dell’Ordine… forse ero pazza, ma l’unica cosa che volevo era assecondare fino in fondo la mia pazzia…
Senza sapere quanto tempo avessi trascorso in quello stato mi avvicinai all’uscio…
Gettai una rapida occhiata alla porta che dava sulla strada, mi avrebbe dato la libertà se solo avessi voluto… distolsi lo sguardo e, come trascinata da una forza incontrollabile, m’incamminai nella direzione opposta… sul corridoio davano quattro porte di legno, tutte chiuse, tranne una semiaperta… il bagliore fioco di una candela illuminava una parte del corridoio attraverso quell’apertura… mi avvicinai con cautela ed entrai nella stanza… Ezio era di spalle di fronte ad un tavolo… mi sembrò che fosse intento a slacciare la polsiera… mi chiesi se si fosse accorto della mia presenza, mi avvicinai a lui e feci scivolare le mani sulla sua schiena appoggiandogli il viso tra il collo e la spalla…
- Sapevo che saresti venuta… - disse lui...
- Io invece ancora non posso crederci… -
Ezio si voltò e mi baciò.. il bacio si fece pian piano caldo e passionale mentre lui mi stringeva a sé… avevamo deciso entrambi di dimenticare, almeno per quella notte, l’eterna lotta tra Assassini e Templari…

 

Parte 10


Stesi il braccio a toccare le lenzuola fredde accanto a me… aprii pian piano gli occhi e mi guardai attorno ancora assonnata e frastornata… per un attimo mi passò per la testa l’idea di aver sognato tutto… cercai con lo sguardo Ezio e subito riconobbi la sua figura color bianco candido in piedi al centro della stanza… lo osservai mentre sistemava la spada nella fondina già vestito di tutto punto e mi tirai su coprendomi con il lenzuolo… il fruscio prodotto da quel movimento richiamò la sua attenzione, mi raggiunse e si mise a sedere accanto a me…
- Buongiorno... - disse sfiorandomi il viso e sistemandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio…
- Dove stai andando? - chiesi con la voce ancora impastata per il sonno…
- Ho qualcosa da fare… - rispose vago…
- O forse qualcuno da uccidere? –
Abbassò lo sguardo senza rispondere…
Sorrisi…
– Ancora non ti fidi di me, vero? –
Ezio fissò i suoi occhi nei miei serio… forse avrebbe voluto fidarsi di me incondizionatamente, forse avrebbe dato qualsiasi cosa perché fosse possibile, ma capivo che il destino aveva deciso in modo diverso e molte vite dipendevano dalle sue decisioni…
– Mi sono fidato di te ieri… - riuscì solo a dire…
Aggrottai la fronte…
– Mi avresti davvero lasciata andare? E se fossi andata a raccontare tutto ai Templari? –
- Ho sperato che non lo facessi… -
Contemplai il suo viso, i suoi occhi scuri e bui come la notte e la cicatrice vicino al labbro superiore, poi mi avvicinai sfiorandogli le labbra con le mie…
- Non avrei mai potuto farlo… -  sussurrai un attimo prima che lui mi baciasse… le sue mani scivolarono sulla mia schiena nuda provocandomi un brivido che non riuscii a reprimere… chiusi gli occhi e gli strinsi le braccia intorno al collo…
Mi staccai da lui all’improvviso e sollevai un sopracciglio con uno sguardo malizioso…
– Vuoi sempre andartene? –
Lui rise…
– Per niente… - ammise dandomi un altro bacio leggero sulle labbra – …ma devo… -
- Allora vengo con te… -
- No, puoi scordartelo… - rispose secco alzandosi in piedi…
Gli lanciai un’occhiataccia e incrociai le braccia con aria scocciata…
– E perché? Potrei aiutarti... –
- Mi aiuteresti molto di più restando qui, senza cacciarti nei guai, se ti è possibile…-
- So badare a me stessa… -
- Ma certo… - commentò sarcastico tra sé e sé, poi sospirò e sfilò un pugnale dalla cintura – …tienilo, per sicurezza… - disse porgendomelo…
Esaminai l’elsa intarsiata e feci scivolare le dita sul disegno dell’aquila con le ali spiegate che compariva su entrambi i lati…
– E’ bellissimo… - sussurrai…
Fece spallucce con disinteresse…
– E’ solo un pugnale… - concluse liquidando l’argomento, poi mi sfiorò le labbra con un ultimo bacio – …ci vediamo dopo… -
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Appena Ezio fu uscito, mi alzai sbadigliando e osservai la stanza con più attenzione… posai lo sguardo sul tavolo vuoto sotto ad una finestra rigorosamente chiusa e scorsi, sopra una vecchia cassapanca, in un angolo, un recipiente di creta pieno d’acqua… non sarebbe stato proprio un bagno caldo, ma meglio di niente...
Dopo essermi vestita e aver legato i capelli, mi affacciai dalla porta e detti un rapido sguardo al corridoio… era deserto e tutte le porte erano chiuse… lo percorsi, oltrepassai la mia cella vuota ed entrai nella stanza dove si trovava l’Assassino di mia conoscenza, seduto dietro al bancone… ostentando la più totale indifferenza nei suoi confronti, mi misi a sedere su un divanetto colorato incrociando le gambe con la schiena appoggiata ai cuscini… sentii lo sguardo dell’uomo posarsi su di me...
Immaginavo quanto mi odiasse in quel momento e mi chiesi cosa gli avesse raccontato Ezio per giustificare il fatto che non fossi più chiusa in una cella…
Probabilmente aveva ritenuto di non dover dare spiegazioni, pensai… avrei volentieri rivolto all’Assassino un sorrisetto compiaciuto, ma mi trattenni e sollevai lo sguardo… la rabbia era evidente sul volto dell’uomo, dopotutto come dargli torto? Io ero una Templare… questo pensiero mi allarmò in modo inconsueto… ero ancora una Templare? Non ne avevo la certezza… mi chiesi come fosse possibile… cosa diavolo mi veniva in mente? Scossi la testa per scacciare queste considerazioni e mi avvicinai al bancone dietro cui si trovava l’Assassino… non avevo certo dimenticato quello che era successo nella cella, ma valutai velocemente che non mi sarebbe convenuto averlo come avversario e mi sforzai di fare il primo passo…
- Stabiliamo una tregua? - chiesi con tutta la gentilezza che riuscii a racimolare…
L’uomo mi squadrò dall’alto in basso con occhi fiammeggianti…
– Non stabilisco tregue con i Templari… anche se Ezio crede che tu sia dalla nostra parte, certo io non mi lascio ingannare… -
Gli ricambiai uno sguardo colmo di altrettanto sdegno..
- Come ti pare… - risposi fredda… avevo già profuso fin troppo impegno in quell’impresa… voltai le spalle all’uomo e tornai a sedermi… passai qualche minuto a giocherellare con la stoffa dei cuscini… non avevo nessuna intenzione di rimanere lì tutto il giorno in attesa che Ezio tornasse, dopotutto avevo anch’io qualcosa da fare… trovare Lucrezia e capire quali fossero i suoi scopi reali… certo l’Assassino non avrebbe lasciato che aprissi la porta  e me ne andassi come se nulla fosse, quindi mi rimaneva solo un’altra possibilità… mi alzai in piedi e mi avviai di nuovo alla stanza di Ezio, cercando di mostrare un’aria scocciata… entrai e mi diressi direttamente alla finestra… salii sul tavolo e cominciai ad armeggiare con la serratura, cercando di fare meno rumore possibile… non fu poi così complicato come pensavo… mi tirai su il cappuccio del mantello e attesi un attimo inspirando l’aria fresca del mattino, prima di inoltrarmi nelle stradine della città…
Non mi fu difficile rintracciare una guarnigione di soldati… li seguii da vicino mimetizzandomi tra la folla e ascoltando i loro discorsi… per un po’ i cinque uomini chiacchierarono volgarmente di taverne e donne dai nomi strani, cortigiane probabilmente… sbuffai tra me più volte chiedendomi se sarei mai giunta a ricavarne qualcosa di interessante…
- Lucrezia ci aspetta… - disse ad un tratto uno di loro con un tono che mi sembrò incredibilmente strano… era… ironico… quello che doveva essere il capitano gli rifilò un’occhiataccia, mentre altri due soldati rispondevano con un sogghigno…
Dopo un po’ la guarnigione si ritrasse in un vicolo isolato e i soldati si fermarono in semicerchio davanti alla porta di legno di una casa anonima. Mi nascosi appoggiando la spalla al muro che faceva ad angolo tra il vicolo e la strada principale e continuai ad osservarli… la porta si aprì cigolando e ne uscì qualcuno avvolto in un mantello… sgranai gli occhi… era Lucrezia… o meglio, era vestita come lei e aveva perlopiù la sua stessa corporatura, ma non riuscivo a vederne il viso a causa del cappuccio che portava calato sul volto… qualcosa non mi quadrava… mi arrampicai sul tetto della casa più velocemente che potevo e continuai a seguire i soldati dall’alto… quella strana processione proseguì in silenzio tombale fino ad un chiostro affollato, il luogo del mercato… gettai uno sguardo intorno per assicurarmi che non ci fossero arcieri e mi appollaiai su un tetto vicino assottigliando gli occhi… Lucrezia non si sarebbe mai esposta tanto, non avrebbe mai rischiato di essere uccisa così e per cosa poi? Un pensiero terribile mi raggelò… era una trappola… ma certo, cosa meglio di un’esca come Lucrezia Borgia per prendere l’Assassino? Fu allora che sollevai lo sguardo e scorsi, sul tetto di fronte al mio, Ezio che mirava il suo bersaglio con la lama celata che scintillava alla luce del sole… ora capivo come mai non avevo incontrato arcieri lungo il percorso… dovevano essere già tutti morti, nascosti da qualche parte…
- No! - gridai con quanto fiato avevo in corpo senza riuscire a trattenermi..
L’attenzione di tutti si catalizzò su di me… Dannazione… stupida, stupida, stupida…
Nonostante la distanza percepii lo sguardo di rimprovero di Ezio un attimo prima che sparisse dalla parte opposta del tetto. mi voltai anch’io e mi lasciai scivolare sulle tegole… potevo ancora scappare… forse… quando appoggiai i piedi al suolo mi ritrovai circondata da un numero imprecisato di soldati… estrassi alla svelta il pugnale mentre in quattro si scagliavano su di me con le spade sguainate… non avevo possibilità e il pensiero di star combattendo con quelli che un tempo avrei definito miei alleati mi causò una strana sensazione… parai un paio di fendenti, concentrandomi per rispondere ai colpi che provenivano da tutti i lati… mi abbassai per schivarne uno, poi mi alzai in piedi mentre un altro soldato si slanciava in avanti con la spada tesa, cambiai posizione all’ultimo momento e ne approfittai per recidergli il braccio di netto… l’uomo cadde a terra con un grido di dolore mentre una pozza di sangue gli si formava intorno… mi girai alla svelta mirando alla gola di un altro, ma non feci in tempo ad assestare il colpo che qualcuno, da dietro, mi fece piombare a terra con uno sgambetto… in men che non si dica mi ritrovai le spade puntate alla gola… sollevai le braccia in segno di resa mentre una guardia mi strappava il pugnale dalle mani…
- Voglio vederlo in faccia! - sentii esclamare da una voce maschile, l’uomo che si era finto Lucrezia Borgia… un soldato mi tirò su per un braccio, in malo modo e mi calò il cappuccio…
L’altro sgranò gli occhi… 
- Ma tu sei… -
- Una donna… - sibilai…
- Tu sei… Françoise Arnaul, non è così? La donna che combatteva insieme a Cesare? E cosa ci fa una Templare con gli Assassini? –
Non risposi lanciandogli uno sguardo infuocato…
– Non vuoi parlare!? Lucrezia sicuramente saprà cosa fare con una traditrice come te! - disse l’uomo prima di colpirmi con uno schiaffo in pieno viso…
- Chiudetela in cella e domani la porteremo alla fortezza... lì sapranno cosa fare con lei… - aggiunse rivolto ai soldati…

 

Parte 11

 

Crollai sulle ginocchia battendo i palmi delle mani sulla pietra dura… il dolore che mi derivò dal contatto tra la pelle screpolata e spaccata delle mani e il pavimento di quella nuova cella non lo percepii più forte della sensazione che mi sarebbe venuta da una carezza… ogni parte del mio corpo gridava un male diverso, tanto da non lasciarmi la possibilità di concentrarmi su inezie come quelle… caddi di lato raggomitolandomi su me stessa e chiudendo gli occhi… sentivo la parte destra del viso gonfia e pulsante, perfino tenere le palpebre sollevate mi risultava difficile…
Dopo l’ennesimo calcio nello stomaco ogni respiro era diventato un’agonia… il ricordo della soleggiata mattina in cui ero stata catturata mi sembrava lontano e sbiadito, come in un vecchio sogno ricorrente… non avevo idea di quanto tempo fosse passato da allora… quei giorni che avevano cambiato tutto il mio mondo, avrei detto di averli solo immaginati… le mie labbra si piegarono in un mezzo sorriso al ricordo del tocco delicato della mano di Ezio sulla mia schiena… riuscivo solo a pensare che avrei voluto dirgli addio, nulla di più, ma, nonostante il mio desiderio, speravo che lui non mi cercasse, che non raggiungesse quella fortezza dimenticata da Dio della cui esistenza io stessa ero stata sempre all’oscuro e, per di più, brulicante di nemici… pregai che stesse bene… sentivo il sapore metallico del sangue sulla lingua mentre rivedevo scorrere le immagini sfocate del tempo che avevo trascorso in compagnia dei miei “alleati”… i soldati ed il generale che mi chiedevano dove fosse la dimora, dove si trovasse il Maestro degli Assassini, che mi chiedevano dove fosse la Mela ed io che non rispondevo… anche se l’avessi saputo, non avrei mai tradito Ezio... forse ero diventata debole, ma per la prima volta non potevo fare a meno di sentirmi più una donna che un semplice soldato, in un modo che avevo dimenticato da tempo… una cosa comunque era certa, sarei morta volentieri sapendo che lui stava bene e non l’avrei mai messo in pericolo io stessa… ogni mio rifiuto di aprire bocca si era tramutato velocemente in un pugno o un calcio o un taglio in più… quella solitudine mi sembrò, d’un tratto, un caldo rifugio e scivolai piano, senza accorgermene, nell’incoscienza…
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- Abbi pietà, Assassino... –
Guardai il volto terrorizzato dell’uomo che mi aveva appena rivelato l’esistenza e la posizione della fortezza dei Borgia mentre mi implorava di risparmiargli la vita…
- Mi dispiace… - sussurai freddo prima di affondare la lama… gli occhi dell’uomo si spensero pian piano mentre la vita li abbandonava troppo presto e sul suo volto si dipingeva una triste smorfia… bugiardo… non mi dispiaceva affatto, neppure mi interessava… di una  sola cosa mi importava da quattro giorni a questa parte… il mio era un pensiero fisso e straziante… non potevo fare a meno di chiedermi, ogni attimo, quale fosse la sorte di Françoise… che cosa le stessero facendo… contrassi la mascella con rabbia… l’avrebbero pagata, questo era certo… di tanto in tanto mi davo la colpa per non essere intervenuto, ma cosa avrei potuto fare?
Scossi la testa scacciando il desiderio di precipitarmi alla fortezza e uccidere chiunque trovassi sulla mia strada… no, dovevo riflettere e agire con attenzione, altrimenti Françoise sarebbe morta e allora sarebbe stata davvero colpa mia…
Tornai alla dimora spostandomi agile attraverso i tetti… ero arrivato solo da due giorni e mi sembrava passata un’eternità, mi sembrava che il tempo mi sfuggisse di mano, perché ogni minuto poteva essere l’ultimo per lei e lo sapevo bene… scivolai silenzioso nel cortile coperto attraverso l’apertura sul tetto… feci appello a tutta la tolleranza di cui potevo disporre, che in verità non era mai stata molta, e mi preparai ad ignorare di nuovo l’atteggiamento irritante del mio subalterno... non perdeva occasione per dimostrarmi quanto disapprovasse la mia decisione di dare fiducia ad una Templare... ritornai con la mente ad una mattina soleggiata, ormai sbiadita e lontana nei miei ricordi, e il grido di Françoise mi risuonò di nuovo nelle orecchie, l’avevo vista per l’ultima volta, mentre cercava di salvarmi la vita… all’inizio speravo che fosse riuscita a scappare, poi l’avevo cercata a lungo, prima di rendermi conto che mi trovavo nel posto sbagliato, prima di sapere che la guarnigione aveva lasciato da tempo la città portando con sé una traditrice…
L’agitazione, la preoccupazione e il senso di impotenza che mi avevano colpito in quell’istante si erano mantenuti pressoché immutati nel tempo senza mai accennare ad abbandonarmi…
Entrai nella stanza in rigoroso silenzio concedendo un rapido cenno del capo in segno di saluto all’Assassino che mi scrutava da dietro il bancone… meno mi avessero rivolto la parola, più a lungo sarei riuscito a mantenere la calma…
- Che piani hai Ezio? - non ero ancora scomparso nel corridoio che la voce dell’uomo mi raggiunse implacabile…
Mi voltai a guardarlo… era in piedi in un angolo con le braccia conserte e l’aria torva e mi guardava di sottecchi da sotto il cappuccio…
- Forse dovresti metterci al corrente dei tuoi progetti per contrastare i Templari, non credi? - continuò e pensai che il suo tono non mi piaceva affatto…
Strinsi i pugni e mentalmente tirai un respiro profondo…
- Stasera mi introdurrò nella fortezza dei Borgia… - risposi con tutta la calma che la situazione mi permetteva…
- E questo a cosa ti porterà? –
Lo guardai in cagnesco…
– Lì c’è una donna che i Templari chiamano “l’oracolo”, voglio assicurarmi che non sia grazie a lei che anticipano le nostre mosse... - sibilai…
L’Assassino proruppe in un risolino isterico…
– E’ grazie a quella donna Templare se sono riusciti a trovare il nostro nascondiglio ed è merito suo se ora la città è nelle mani dei nemici e se Carmen è morta, non ha nulla a che fare con gli oracoli... –
La mia lama celata scattò a vuoto mentre la rabbia mi incupiva ancora di più... 
– Io non ti devo spiegazioni… - dissi minaccioso con un tono che non ammetteva repliche… non amavo puntualizzare i ruoli, ma, in quella situazione, le parole mi erano sfuggite dalle labbra…
- Fa’ ciò che credi sia giusto Ezio, ci fidiamo del tuo giudizio, hai già dato prova più volte di sapere ciò che fai… - disse Marcus, un giovane Assassino che si era appena frapposto tra noi due con le braccia allargate e spostava gli occhi alternativamente con aria preoccupata…
Ritirai la lama e voltai le spalle a entrambi senza dire una parola…
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Una luna piena illuminava il cielo blu carico di stelle e donava un colore argentato alle alte mura della fortezza dei Borgia… era quella che si sarebbe definita una magnifica notte, ma c’era fin troppa luce per i miei gusti… avevo studiato gli orari delle sentinelle e mi arrampicai agile in corrispondenza della parte del camminamento che mi risultava essere più sguarnita… arrivai in cima in poco tempo, per nulla affaticato  e mi tenni al di sotto delle merlature… era ormai vicino il momento in cui avrei saputo, nel bene o nel male, cosa le fosse successo…
L’immagine di Françoise coperta di sangue e in fin di vita fece capolino tra i miei pensieri… rabbrividii scacciando quell’idea e mi sforzai di mantenere la concentrazione… come previsto, finita la ronda, la guardia voltò le spalle alle merlature… la mia mano afferrò rapida la cintura dell’uomo e si mosse all’indietro, spingendolo a cadere nel vuoto sotto il suo stesso peso… fu tale la sorpresa, subito seguìta dal terrore, che non si udirono né grida né lamenti, solo un tonfo sordo quando il corpo raggiunse il suolo. Gettai un rapido sguardo a destra e a sinistra…
Via libera… mi spinsi all’interno delle mura agile come un gatto e cominciai a percorrere cautamente la strada verso l’imponente edificio centrale… di tanto in tanto ero costretto ad appiattirmi con la lama celata sguainata contro le piccole casupole di legno che costeggiavano i camminamenti, per sfuggire alla vista delle pattuglie… se le informazioni che avevo ottenuto erano corrette, quella strada mi avrebbe portato direttamente all’entrata secondaria della grande torre circolare che troneggiava al centro dello spiazzo… percorsi guardingo l’ultima parte del camminamento che si allungava dalle mura sino all’edificio principale a formare una sorta di ponte sospeso e aprii la piccola porta in legno che dava accesso ad una stanza scarna… era evidentemente il passaggio utilizzato dalle sentinelle… uscii dalla stanza, dopo aver sbirciato all’esterno e mi ritrovai sul grande scalone…
Avrei dovuto raggiungere le segrete, questo era certo, ma ora sarebbe stato decisamente più difficile passare inosservato… sollevai lo sguardo al soffitto…
Perfetto… una lunga fila di travi in legno accompagnava dall’alto il percorso delle scale… avevo quasi raggiunto il pianterreno attraverso quella strada sospesa quando udii le voci di due uomini provenire ovattate da una delle stanze attraverso la porta semiaperta… scesi con cautela senza fare alcun rumore e rimasi in ascolto…
- Si ostina a non collaborare!? -  chiedeva uno dei due…

- Non sappiamo che altro fare, morirà piuttosto quella sgualdrina! - rispose l’altro…
Strinsi i denti con rabbia, si trattava solo di aspettare, prima o poi avrebbero pagato ogni singola parola…
- Dov’è ora? Forse con le buone maniere parlerà! Altrimenti che muoia pure se si ostina a non rendersi utile, non sappiamo che farcene di una traditrice… -
- E’ nelle prigioni… -
Smisi di ascoltare, le voci dei due uomini mi arrivavano ormai come suoni indistinti…
Sapevo che se avessi deciso di salvare Françoise, non avrei potuto raggiungere l’oracolo, eppure la scelta mi appariva così ovvia che non potevo fare a meno di chiedermi perché stessi ancora lì immobile a pensare…
Non mi fu difficile raggiungere le segrete… l’aria fredda e umida di quel luogo era straziata da grida acute e angoscianti che sembravano provenire dalla zona opposta a quella delle prigioni e che, per un attimo, mi fecero sussultare… due guardie presiedevano il lungo corridoio sul quale affacciavano le celle… mi parai loro davanti con disinvoltura. affondai la lama nel collo di uno dei due uomini e il sangue caldo gli inzuppò la manica della tunica… in una frazione di secondo, mentre l’altro soldato estraeva la spada, mi slanciai in avanti e finii, in un lampo, anche lui. Senza aspettare neppure un attimo, estrassi il mazzo di chiavi dalla sua cintura e mi precipitai a passare in rassegna tutte le celle chiuse, finché raggiunsi quella di Françoise... la osservai per un attimo, giaceva sul pavimento raggomitolata in una posizione innaturale, incosciente e visibilmente malridotta… pregai che non fosse morta prima di far girare le chiavi nella toppa… mi inginocchiai accanto a lei e la sollevai piano facendole passare un braccio dietro alle spalle...
- Francesca… apri gli occhi, guardami… - dissi con voce tremante…
La vidi sollevare pian piano le palpebre, richiamata alla coscienza dalla mia voce…
- Ezio? - chiese in un sussurro quasi impercettibile mentre la sua bocca si riempiva di sangue…
- C-cosa ti hanno… non ha importanza, dobbiamo andare via da qui… ce la fai ad alzarti? – continuai...
Mi guardò come interdetta…
- Io… io volevo… solo… solo dirti addio… -  sussurrò sfruttando l’ultimo briciolo di forze prima di ricadere nell’oblìo dell’incoscienza…

 

Parte 12


Stavo quasi per arrendermi, mi ero quasi rassegnata a quello che avevo creduto fosse un destino inevitabile… non era da me lasciarsi andare così e pensai che, forse, ero solo bloccata perché avevo troppa paura di affrontare le conseguenze delle mie recenti scelte… almeno con me stessa dovevo ammetterlo… non ricordavo di aver mai avuto paura, non così… non mi ero mai tirata indietro quando si trattava di rischiare la vita in combattimento, o di mostrare la mia dedizione alla causa, o di liberarmi dalla costrizione di una vita che non avevo scelto, non avevo avuto paura allora ma ne avevo adesso, perché, per la prima volta, mi trovavo a dover difendere la mia libertà non da qualcun altro ma da me stessa… mi ero sentita sollevare da terra e quello spostamento mi aveva causato dolori lancinanti più o meno dappertutto… avevo rischiato di ricadere al suolo, poi mi ero appoggiata ad Ezio e avevo mosso qualche passo, o almeno credevo che fosse Ezio, non ci avrei giurato… gli occhi non mi mostravano altro che un’immensa oscurità… d’un tratto il mio sostegno  mi aveva abbandonata e, a tentoni, avevo appoggiato la schiena al muro lottando contro la mia debolezza per mantenermi in equilibrio… avevo sentito le grida delle guardie, il rumore di spade che cozzavano l’una contro l’altra, l’odore forte e nauseante del sangue, poi la voce di Ezio spezzare il silenzio per lanciare quella che mi sembrò essere un’imprecazione in lingua italiana… l’ultimo mio ricordo era quello di una luce abbagliante che percepii ancora più fastidiosa del buio che mi aveva avvolta fino a qualche istante prima…
Sentii quel calore invadermi la mente con una forte pressione, svuotarla dei pensieri, poi persi del tutto i sensi…
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Riaprii pian piano gli occhi e mi guardai attorno… non sapevo come ci fossi arrivata, ma ero sdraiata su un letto, in una stanza che non avevo mai visto, quasi completamente avvolta dalle fasciature… portai la mano a toccarmi la guancia tumefatta e dolorante, prima di tirarmi su con fatica facendo leva sui gomiti e ignorando il dolore alle costole… mi resi conto solo allora della presenza di Ezio...
Era seduto di fianco a me, sulla sponda del letto, e mi guardava con un’espressione preoccupata e circospetta, come si guarda un oggetto estremamente fragile…
- Come stai? - mi chiese in un soffio…
Mi schiarii la voce…
– Sono stata meglio… -
Qualche secondo di silenzio, poi si calò il cappuccio con un gesto nervoso della mano, non da lui, e spostò lo sguardo lontano, come se, tutt’a un tratto, trovasse interessanti le pareti bianche della camera… non voleva che vedessi riflessa nei suoi occhi la domanda che non osava rivolgermi… Che cosa ti hanno fatto?
Benché mi fosse già fin troppo chiara quella sua disperata preoccupazione, non avevo nessuna intenzione di parlargli delle ore orribili passate alla fortezza…
Avrei voluto fargli così tante domande, sapere quanto tempo avessi passato in quello stato di incoscienza, come avesse fatto a ritrovarmi, ma la voce mi veniva a mancare, perché, insieme alla coscienza, era arrivata anche una lucida consapevolezza e una sola idea fissa mi occupava la mente… non potevo fare a meno di sentirmi una traditrice, perché, in quel giorno di follia, senza pensarci due volte, avevo davvero tradito il mio Ordine, il mio giuramento e la mia libertà… me ne rendevo conto pienamente solo adesso… sentii, d’un tratto, una barriera insormontabile crescere tra noi due e pensai che davvero dovevo aver perso la ragione per riacquistarla solo ora… forse non ero più una Templare, ma di certo non sarei neanche mai stata un’Assassina… mi portai le mani a coprire il viso e mi voltai su un fianco dando le spalle ad Ezio… senza riuscire a contenermi, scoppiai in lacrime… Ezio si sdraiò accanto a me e mi abbracciò da dietro avvolgendomi le braccia intorno alla vita…
- Calmati… sei al sicuro adesso… - mi sussurrò all’orecchio…
Provai a divincolarmi senza successo, ricavandone solo altre fitte di dolore…
- Non voglio che tu mi veda così… nessuno dovrebbe vedermi così… - dissi tra i singhiozzi…
Ezio non rispose, né si mosse… sussultai ancora per un po’ scossa dal pianto, poi mi immobilizzai…
Passò qualche minuto prima che mi asciugassi le lacrime e mi voltassi verso di lui…
Appoggiai la fronte al suo petto e strinsi tra le mani la stoffa bianca della sua tunica con rabbia…
- Non c’è niente di più sbagliato al mondo di noi due insieme… - sputai queste parole come fossero veleno, per fare male a lui e a me stessa…
Ezio continuava a non parlare… forse si rendeva semplicemente conto che, per quanto dolorosa, quella era la verità…
- Ho tradito tutto quello in cui credevo e sarei anche morta… per te… per un Assassino… e neppure un Assassino qualunque, ma l’uomo che ha ucciso Cesare... – continuai...
Solo allora alzai lo sguardo al viso di lui… la sua espressione era indecifrabile e i suoi occhi più bui che mai…
La mia mano scivolò sul polso sinistro di Ezio... senza dargli il tempo di capire cosa stessi per fare, feci scattare la lama celata e me la portai alla gola mentre lui sgranava involontariamente gli occhi… fu la prima volta che vi scorsi qualcosa di molto vicino alla paura…
- Dovevi uccidermi… da subito… la morte avrebbe fatto meno male di questo abbraccio… - mi resi conto solo mentre le pronunciavo di quanta cattiveria contenessero quelle parole… mi chiesi se volessi ferire lui o me stessa… forse entrambi, perché entrambi ci eravamo concessi di credere in qualcosa di impossibile, in una follia che avrebbe potuto avere un solo prevedibile finale…
- Vuoi che lo faccia? - mi chiese lui severo… i suoi occhi erano divenuti freddi e inespressivi, come se si stesse preparando ad uccidere una qualsiasi delle sue vittime ed io credetti davvero che mi sarei ritrovata, da un momento all’altro, quella lama nella gola…
Non risposi e lo guardai con sfida… che lo facesse pure, sarebbe stata la giusta conclusione di quella vicenda, pensai, ma nell’istante in cui formulavo questa considerazione, Ezio ritirò veloce la lama e, invece, mi baciò, mettendo in quel bacio tutta la rabbia e la frustrazione che non aveva espresso a parole mentre il mio volto si rigava, di nuovo, di lacrime.

 

Parte 13

 

Osservavo l’immagine del mio viso riflessa nell’acqua… la guancia sembrava aver riacquistato un colorito normale e il dolore che avevo sopportato nei giorni precedenti era ormai un ricordo… mi era rimasto addosso solo un po’ di indolenzimento, nulla di cui preoccuparsi… mi sentivo finalmente bene…
Quest’ultima considerazione mi raggelò… ora che ero guarita, non avevo più scuse, dovevo prendere una decisione…
Gettai uno sguardo fuori dalla finestra al cielo scuro… la notte era calata in un lampo e non me ne ero neppure accorta… mi alzai in piedi gocciolante d’acqua con i capelli sciolti che mi ricadevano sulle spalle e uscii dalla tinozza di legno avvolgendomi nel lenzuolo che avevo lasciato ripiegato sul pavimento… avevo sentito la porta aprirsi e richiudersi un attimo prima, ma solo ora portai lo sguardo alla figura dell’Assassino che mi fissava immobile, con la schiena appoggiata alla porta… trattenni un sorriso e mi avvicinai a lui per lasciargli un leggero bacio sulle labbra…
Quando feci per allontanarmi mi trattenne avvolgendomi dolcemente in un abbraccio, in contrasto con il desiderio che ero sicura aver visto accendere i suoi occhi un istante prima…
– Come va oggi? - mi chiese in un sussurro poggiando il viso sui miei capelli bagnati… da quando avevo riaperto gli occhi, quella era la domanda che mi rivolgeva più di frequente…
- Sto bene… - risposi incerta… mi chiesi se per lui sapere che stessi bene, che fossi perfettamente in grado di riprendere le fila della mia vita, avesse lo stesso significato che aveva per me… non avevamo più parlato con vera sincerità da quando mi ero risvegliata… qualcosa era cambiato ed ero sicura che lo sentissimo entrambi, benché nessuno dei due fosse ancora capace di ammetterlo...
Ezio si allontanò di poco senza sciogliere completamente l’abbraccio, solo per scrutare i miei occhi alla ricerca di qualcosa che a me non era chiaro…
Probabilmente si domandava anche lui se quello sarebbe stato uno degli ultimi momenti che potessimo passare insieme, come se fossimo due persone e basta, non una Templare e un Assassino…
- Ho pensato che potessi morire, che non ti avrei più rivista… - disse con una nota amara nella voce…
Leggevo nel nero liquido dei suoi occhi che si rendeva perfettamente conto di quanto la prospettiva di non rivedermi più fosse realistica… odiavo quella freddezza che pian piano si era frapposta tra di noi e che ogni giorno di più ci divideva…
Benché sentissi di amarlo, sapevo che non lo amavo abbastanza, non tanto da rinunciare a me stessa, a quello che ero sempre stata e che sempre avevo voluto essere…
Mentre ancora ero assorta in questi pensieri lui mi baciò, in un modo delicato e gentile… risposi al bacio stringendogli le braccia intorno al collo e lasciando ricadere a terra il lenzuolo… mi staccai da lui con una scintilla di malizia negli occhi… quando le nostre labbra si incontrarono di nuovo il bacio fu molto meno casto… ero certa che quel momento non sarebbe più ritornato…
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Era notte fonda quando mi svegliai… guardai Ezio che dormiva, immobile come una statua, non fosse stato che per il movimento regolare del suo torace, tempestato di cicatrici, che si sollevava piano al ritmo del respiro… mi allontanai da lui con cautela, facendo attenzione a non svegliarlo e stupendomi di quanto facesse inaspettatamente male sciogliere quell’ultimo abbraccio… sistemai i capelli ancora umidi in una crocchia, indossai alla svelta i vestiti maschili che gli Assassini mi avevano procurato e mi legai alla cintura la spada che Ezio si era finalmente deciso a restituirmi... gli gettai un’ultima occhiata e, senza sapere bene cosa stessi facendo, o dove fossi diretta, sparii dietro la porta… attraversai il corridoio deserto con una certa circospezione augurandomi che anche gli altri due Assassini dormissero ancora… in quel periodo di convalescenza e convivenza forzata non avevano perso occasione per farmi capire quanto non fossi bene accetta, nonostante mettessi piede fuori dalla mia stanza solo quando era strettamente necessario…
Era evidente che mi permettessero di rimanere lì  esclusivamente perché quello era il volere di Ezio… a lui, per un motivo che solo ora cominciava ad apparirmi chiaro, tributavano tutti una sorta di incondizionata obbedienza… beh, finalmente non avrebbero più dovuto imporsi la mia presenza, pensai... d’altra parte, su una cosa avevano ragione, non era quello il mio posto… raggiunsi l’ingresso cercando di fare meno rumore possibile, ma la mia mano non aveva ancora sfiorato il legno scuro della porta che mi ritrovai la fredda lama di una spada alla gola…
- Dove credi di andare? - chiese l’Assassino di mia conoscenza guardandomi torvo…
Non risposi e la pressione sul mio collo divenne più forte…
- Togliti di mezzo… - sibilai sguainando la spada e incrociandola con quella dell’Assassino, dopo essermi spostata di lato con un’abile mossa…
- Ho sempre saputo chi eri davvero, sei riuscita ad ingannare perfino il Maestro, ma certo non me... - aggiunse lui colpendomi con forza…
Paravo gli affondi meglio che potevo, ma non combattevo da molto tempo e sentivo di maneggiare la spada più fiaccamente del solito… mentre perdevo gradualmente le energie, il mio avversario sembrava rinvigorirsi man mano che la sua superiorità diventava più evidente… si scagliò contro di me facendo leva sulla spada con il peso del corpo… parai il colpo  ignorando i forti dolori alle braccia prima di perdere l’equilibrio e cadere al suolo… lui spinse via con un calcio la spada che mi era volata di mano, prima di sollevarmi in malo modo trattenendomi per il bavero del mantello…
- Sei stata tu a dare informazioni ai Templari fino ad ora, non è così? Come avrebbero fatto altrimenti a trovarci? - esclamò in preda alla rabbia colpendomi con uno schiaffo…
Sputai a terra saliva e sangue…
– Non ne ho idea… e tu non sai un bel niente di me! – dissi…
Per tutta risposta l’Assassino mi scagliò lontano da lui facendomi piombare a terra con un tonfo… lo spigolo del tavolo centrò in pieno il mio stomaco… mi rannicchiai su me stessa per il dolore mentre l’altro mi si avvicinava… mi sembrò che volesse dire qualcosa, ma non fece in tempo ad aprire bocca che la lama di Ezio si era materializzata sotto il suo mento…
- Dì solo un’altra parola e ti assicuro che sarà l’ultima… - sibilò con rabbia il Maestro…
L’Assassino gli lanciò un’occhiata piena di rancore ma rimase in silenzio finché Ezio ritirò la lama celata…
- Se le permetti di scappare, tutto quello per cui abbiamo lavorato fino ad oggi, andrà in fumo… non puoi farlo! - disse subito dopo…
- Decido io quello che posso o non posso fare… - rispose Ezio con un tono che non ammetteva repliche…
– Non decidi solo per te, Ezio... tutti pagheranno le conseguenze delle tue scelte…-
L’Assassino sputò quelle parole mentre sul suo volto cresceva sempre più la rabbia, poi voltò le spalle con disprezzo e uscì sbattendo la porta...
Il Maestro lo guardò allontanarsi con la coda dell’occhio, poi si chinò vicino a me per aiutarmi ad alzarmi, ma mi tirai in piedi da sola reggendomi al tavolo e portandomi una mano al labbro spaccato…
- Tutto bene? - chiese preoccupato…
- Sì… - risposi con un filo di voce mentre evitavo accuratamente di guardarlo negli occhi…
L’attimo di silenzio che seguì fu forse il peggiore della mia vita… sentivo di potermi considerare una traditrice, non solo nei confronti del mio Ordine, ma anche di tutti coloro che, in un modo o nell’altro, mi avevano amata… pensai che forse i miei genitori e mio fratello avevano avuto ragione da sempre, non sarei mai riuscita a fare nulla di buono…
La voce di Ezio mi riportò alla realtà…
– Saresti davvero sparita così, senza dire una parola? Non merito neanche una spiegazione? –
 – Mi dispiace… ho solo pensato che sarebbe stato più facile… - sussurrai…
- Non capisco… perché lo stai facendo? Cos’è cambiato? –
- Era solo questione di tempo, ma sarebbe andata così in ogni caso… ho solo anticipato le cose… -
- Potrebbe andare in un altro modo… se solo tu volessi… -
Scossi la testa decisa…
– Questa è una follia, lo è stata sin dall’inizio… abbiamo fatto finta fino ad oggi che io non sia quello che sono, adesso basta… -
- Tu non sei più una Templare, Françoise! Credi che ti stiano aspettando a braccia aperte? Non ti hanno già dimostrato che ti considerano una traditrice? –
Quell’ultima affermazione mi irritò tanto da darmi il coraggio di alzare finalmente lo sguardo al viso di lui… la sua solita maschera di impassibilità si era completamente sgretolata e, per la prima volta, potei vedere chiaramente sul suo volto il dolore che non riusciva a nascondere…
– Forse no, non sono più una Templare, ma io credevo nella causa e di certo non sarò mai dalla parte degli Assassini… rimanere con te andrebbe contro tutti i miei principi, contro tutto quello per cui ho lottato ed io tengo troppo alla mia libertà, non la sacrificherò, né per te, né per nessun altro… -
Ezio non rispose… d’altra parte, cosa poteva ribattere? La verità delle mie parole era sin troppo evidente, eppure mi parve di leggere un’accusa negli occhi spenti di lui, forse un’accusa che in realtà ero io stessa a rivolgermi… la verità è che tu hai paura Françoise, paura che la tua vita possa non andare come avevi programmato, perciò scappi…
Sentii una rabbia ingiustificata montare dentro di me… il mio solo desiderio era allontanarmi da lì, da tutta quella parte della mia vita il più velocemente possibile e dimenticare in fretta…
– Forse hai ragione, c’è un altro modo… - dissi scoccandogli un’occhiata di sfida -…rinuncia al titolo di Maestro, lascia il tuo Ordine e andiamocene in un posto in cui dire Templare o Assassino non significa nulla… -
Ezio mi guardò sorpreso aggrottando la fronte senza rispondere…
– Non lo faresti mai, non è così? - continuai con una risata nervosa…
- Eppure è esattamente ciò che stai chiedendo a me, rinunciare a tutto quello in cui credo… -
Lui si avvicinò a me e appoggiò la fronte alla mia…
– Resta…ti prego… - disse con un filo di voce…
D'un tratto mi colse l’improvviso e straziante bisogno di abbracciarlo, baciarlo e dirgli che sarei rimasta lì per sempre, per lui… ma non era la verità… avevo bisogno di tempo… dovevo capire, lo dovevo a me stessa… scossi lentamente la testa…
– Non posso… - sussurrai con la voce rotta…
Lo vidi rimanere immobile ad ascoltare i miei passi e il rumore della porta che si chiudeva alle mie spalle… durante tutto il corso della vita avevo imparato a mie spese a sopportare il dolore, eppure questa volta mi sembrava maledettamente difficile…
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Quando uscii all’esterno un vento gelido mi graffiò il viso… tirai un respiro profondo avvolgendomi di più nel mantello e facendo entrare nei polmoni l’aria fredda di quel mattino invernale…
Era come se le mie gambe si muovessero da sole, non più governate dalla mia volontà, mentre mi impegnavo a ricacciare indietro le lacrime e nella mia testa regnava soltanto una gran confusione… non avrei saputo dire per quanto tempo avessi camminato, ma doveva essere davvero tanto, perché cominciai a sentire l’aria salmastra e il rumore delle onde del mare che si infrangevano sulla sabbia… mi allontanai dai vicoletti che si inoltravano fino al cuore della città e raggiunsi la spiaggia…
Ero seduta in riva al mare e lasciavo scivolare la sabbia fine dalle dita chiuse a pugno come in una pioggia dorata, quando il cielo cominciò a tingersi di rosso… una nuova alba spazzava via la notte precedente, come la luce del mattino allontana un incubo e pensai che per me era giunto di nuovo il momento di ricominciare da capo, una nuova vita…

 

Parte 14


Ero seduta sull’ampio divano rosso dai drappeggi dorati, con la schiena appoggiata ai cuscini, intenta a fingere disinteresse, mentre, in realtà, mi concentravo sul cinguettio delle cortigiane dall’altro lato della stanza… avevo scoperto che, due giorni dopo, saremmo state scortate su un baldacchino fino al castello di Lucrezia Borgia e non avevo nessuna intenzione di lasciarmi sfuggire l’occasione di entrare a palazzo… se volevo delle risposte, quello era l’unico modo per ottenerle…
Mi tirai in piedi con grazia affettata e raggiunsi la porta della stanza… scostai la tendina che separava l’ambiente dal corridoio e mi avviai giù per le scale… non mi sentivo affatto a mio agio nello sgargiante vestito verde e dorato da cortigiana che mi ero procurata e potevo percepire su di me gli sguardi lascivi dei primi avventori che cominciavano ad affollare il salone d’ingresso… avevo già raggiunto l’uscita quando un uomo mi si parò davanti sbarrandomi la strada…
- Ehi tesoro, dove vai? - chiese con un sorrisino di apprezzamento…
Bastò l’occhiataccia che ricevette di rimando a persuaderlo a farsi da parte… arretrò di qualche passo con un’espressione a metà tra incuriosita e interdetta e mi lasciò passare…
Percorsi la strada a passo svelto e deciso e mi inoltrai in un vicoletto laterale…
Quando fui abbastanza lontana, gettai uno sguardo al cielo livido… cominciava ad imbrunire, ma era impossibile scorgere la luna o le stelle oltre la spessa coltre di nubi… una timida goccia di pioggia mi scivolò leggera su una guancia mentre avanzavo nella penombra… non avrei saputo dire come, ma mi ritrovai a pensare ad Ezio... mi chiesi dove fosse e cosa stesse facendo prima di scacciare quelle domande con decisione… per quanti sforzi facessi, il pensiero di lui continuava a raggiungermi per torturarmi e lasciarmi quell’orribile senso di vuoto nello stomaco e non potevo fare a meno di desiderare di tornare sui miei passi… mi fermai, chiusi gli occhi e tirai un respiro profondo per recuperare la concentrazione, poi mi guardai attorno circospetta…
Nello stesso istante in cui mi accorsi di non essere sola, mi sentii strattonare per un braccio… scrutai nell’ombra il volto del mio assalitore… lo stesso uomo che avevo incrociato qualche minuto prima mi teneva schiacciata con la schiena contro il muro contorcendomi il braccio… lo sentii ridere, con un forte odore di alcol, il viso ad un centimetro dal mio... come diavolo avevo fatto a non accorgermi di essere seguita?
- Allora dov’è che vai? - mi chiese lui con un ghigno, palesemente ubriaco…
Provai a divincolarmi con tutte le mie forze mentre, nel contempo, portavo una mano ad estrarre il pugnale che avevo assicurato, ben nascosto, nella fascia della gonna, dietro la schiena…
Ero appena risuscita a stringere tra le dita il manico intarsiato dell’arma quando il peso sul mio corpo si dissolse…
Feci leva sui palmi delle mani per raddrizzarmi e sgranai gli occhi nel vedere Ezio che teneva l’uomo sollevato da terra per il bavero della camicia… pensai che doveva avergli fatto battere la testa contro il muro perché la ciondolava con aria intontita e terrorizzata al tempo stesso…
Poi lasciò di botto la presa e l’uomo scivolò penosamente con la schiena lungo la parete fino a ritrovarsi seduto a terra…
- Ti conviene andartene, finché sei in tempo... - disse Ezio con un tono così terrificante che persino io sentii un brivido gelido corrermi lungo la schiena… come se la morte in persona reclamasse un’altra vittima…
Non aveva neanche fatto in tempo a riacquistare la lucidità che già l’uomo che mi aveva aggredita era balzato goffamente in piedi per darsela a gambe…
Portai lo sguardo su Ezio e mi sentii combattuta… non sapevo bene se avessi dovuto prendermela per la sua intromissione o ringraziarlo…
- Che diavolo stai facendo!? - mi chiese lui mentre mi fissava nell’evidente sforzo di mantenere la calma…
– Che diavolo stai facendo tu! -  esclamai punta sul vivo sollevando gli occhi al cielo…
Lui sbuffò con nervosismo…
– Io!? Ti tiro fuori dai guai… come al solito… -
- Avevo tutto sotto controllo… -  dissi incrociando le braccia sul petto…
- Sì, certo, era evidente… -
- So badare a me stessa… come credi che sia sopravvissuta in mezzo ai soldati templari per tanto tempo? –
- Non smetterò mai di chiedermelo… -
Gli lanciai un’occhiataccia, ma lasciai cadere l’argomento…
– Come sapevi che ero qui? - chiesi invece…
- Ho i miei metodi... –
- O forse mi stavi seguendo? –
Lui non rispose guardandomi di sottecchi da sotto il cappuccio, con l’aria colpevole di un bambino scoperto a rubare un frutto…
- E’ incredibile! - dissi stizzita scuotendo la testa…
Lo vidi soffermarsi ad esaminare il mio abbigliamento e per poco non arrossii…
Forse aveva ragione lui… che cosa stavo facendo? Dopotutto, nel giro di pochi mesi, tutta la mia vita precedente era andata in frantumi e cominciavo a rendermi conto che c’era una sola cosa di cui potessi ritenermi certa: ero innamorata di un Assassino… innamorata come una ragazzina alla prima infatuazione…
- Si può sapere che cosa ci facevi qui? - continuò Ezio...
Tirai un sospiro rassegnato senza rispondere mentre qualche goccia di pioggia più insistente mi bagnava i capelli…
– Devo andare… - riuscii solo a dire abbassando lo sguardo…
Lui mi trattenne per un braccio mentre già stavo per voltarmi…
– Ti devo parlare… -
Non dissi nulla… quell’uomo era capace di togliermi ogni forza di volontà solo con uno sguardo e, ancora una volta, pensai che avrei voluto scappare, solo perché temevo me stessa…
Il cielo fu scosso da un tuono e la pioggia cominciò a cadere prepotente… lui avanzò di un passo e posò le labbra sui miei capelli per sussurrarmi qualcosa all’orecchio, prima di allontanarsi con un ultimo “Ti prego” mormorato…
Rimasi lì da sola per un po’, mentre la pioggia mi inzuppava i vestiti, incapace di trovare la forza di muovere un passo o dare un senso logico ai pensieri, mentre una parte di me malediceva la mia testardaggine e l’altra la implorava di non assecondare quell’ultima preghiera…
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I miei stivali scalpicciavano nelle pozzanghere che si erano formate nella strada la notte prima… il temporale aveva reso l’aria più umida e tiepida e le nuvole avevano lasciato il posto ad un cielo stellato… avevo passato l’intera giornata a chiedermi che cosa avrei dovuto fare e alla fine avevo preso la decisione sbagliata, ne ero certa… la confusione regnava sovrana nella mia testa, eppure continuavo a camminare a passo spedito verso la torre di avvistamento ad est della città, dove lui mi stava aspettando, o almeno così mi aveva detto la notte precedente prima di sparire… quell’ultimo  “Ti prego” continuava a risuonare nella mia testa da allora…
Scalai non senza difficoltà il muro di cinta ed entrai furtiva nel piccolo abitacolo richiudendomi la porta sgangherata di legno alle spalle…
Ezio era appoggiato alla finestra, aveva il cappuccio calato sulle spalle e il suo viso era illuminato per metà dalla luce lunare… scorsi nei suoi occhi un luccichìo di soddisfazione e gratitudine nel momento in cui mi vide entrare e feci qualche passo avanti titubante mentre lui continuava ad osservarmi senza dire nulla…
- Di cosa dovevi parlarmi? - chiesi con finta freddezza…
Lo vidi aggrottare la fronte come indeciso…
- Perché te ne sei andata? –
Tirai un sospiro scuotendo la testa…  
– Era ovvio che sarebbe successo, prima o poi… -
- Tu hai scelto di andartene, non eri obbligata… -
Sorrisi amaramente…
- Quando qui sarà tutto finito, cosa pensi che succederà? Tu tornerai a Firenze, nella tua città, ed io prenderò un’altra strada… -
Lui esaminò la mia espressione serio, poi si avvicinò e, con un gesto del tutto inaspettato, mi prese una mano tra le sue…
– Potrebbe andare in un altro modo… - disse ed io pensai che non lo avevo mai visto tanto incerto…
- Potresti venire con me a Firenze... - sussurrò lui dopo un attimo di silenzio…
Sgranai gli occhi incredula…
– Tu sei pazzo… - dissi con un moto di nervosismo - …anche se fossi così folle da venire con te, come credi che mi accoglierebbero? Come potrei presentarmi lì? –
– Come… mia moglie… -
Sentii gli occhi di lui scrutare il mio volto, preoccupato probabilmente per la mia reazione…
– Non dire assurdità… - brontolai con un filo di voce voltandogli le spalle e rivolgendo l’attenzione al cielo stellato fuori dalla finestra… non riuscivo a sostenere il suo sguardo un minuto di più, né a leggere nei suoi occhi la delusione che stavo per dargli…
– Tu hai delle responsabilità, forse dovresti pensare a quello e trovare una buona moglie che possa aiutarti e starti vicino, non certo me… - aggiunsi d’un fiato sentendo l’improvviso e inaspettato bisogno di giustificarmi…
Lui si pose tra me e la finestra appoggiando i palmi delle mani alla pietra grigia, silenzioso ed elegante come al solito e… vicino, troppo vicino…
- Ho sempre e solo pensato alle mie responsabilità… - disse guardandomi con una sorta d’implorazione stampata in faccia…
- E devi continuare a farlo... - mi affrettai a replicare…
Ezio assottigliò gli occhi, come se cercasse nel mio viso una spiegazione a quel rifiuto più sensata delle scuse che avevo miseramente accampato fino a quel momento…
– Credi che togliere la vita mi piaccia? Io lo faccio perché devo, perché servo un bene superiore e non ho il diritto di porre i miei desideri davanti a questo… è sempre stato così per me… ma non questa volta… -
- Anche se io accettassi, ce ne pentiremmo tutti e due subito dopo, fidati… -
Quelle parole non ebbero su di lui nessun effetto e pensai che l’unica cosa che avrei voluto in quel momento era potermi sottrarre al suo sguardo, quello sguardo che vedeva molto più di quello che lasciavo trasparire…
- Mi stai dicendo che tu non mi ami? - mi chiese lui con un mezzo sorriso…
- Questo non c’entra… - risposi allontanandomi di un passo…
Anche lui fece un passo avanti cancellando quella distanza che avevo cercato di guadagnarmi con tanta fatica…
- Allora dimmelo e la facciamo finita… - sussurrò con il viso ormai a un centimetro dal mio mentre i suoi occhi accesi contraddicevano le sue stesse parole…
- Io non… - provai a dire, ma non riuscii a completare la frase perché la lontananza tra noi due si era azzerata e le mie labbra avevano incontrato quelle di lui, mentre le parole si disperdevano in un bacio intenso…

 

Parte 15


La lama celata si aprì un varco nel collo del soldato...
L’uomo emise un gemito strozzato mentre il suo corpo si afflosciava al suolo come svuotato e uno schizzo di sangue macchiava la mia tunica immacolata… sapevo che la mia vittima sarebbe passata a miglior vita in poco tempo e imprecai tra me...
Con un gesto troppo avventato, nella foga di quel combattimento interminabile, dovevo avergli reciso l’aorta… ritirai la lama provocando all’uomo un sussulto incondizionato e portai la mano sulla ferita a fermare il sangue, nel macabro tentativo di prolungare quei momenti di agonia… il pensiero della crudeltà insita in quel gesto mi occupò la mente, ma solo per un istante… negli ultimi giorni, mi ero accorto che anche quella poca empatia che potevo vantare in precedenza mi aveva del tutto abbandonato… non ero mai stato così distaccato, mai così bravo in quello che facevo... decisamente non provavo pietà… quei pochi minuti strappati alla morte potevano essere determinanti e non esitai a reclamarli…
- Dov’è Lucrezia Borgia? - chiesi freddo…
Quello sbatté le palpebre un paio di volte con aria assente ed io sospirai seccato maledicendo la mia fretta… probabilmente non ne avrei ricavato più nulla...
- Dov’è Lucrezia Borgia ? – ripetei...
Quando ormai non speravo più di ottenere risposta, le labbra del soldato scoprirono i denti ricoperti di sangue, rivelando un ultimo sorriso di scherno…
- Perché dovrei dirtelo? - la sua voce, potente quanto un alito di vento, era arrogante e non celava la derisione…
- Perché così smetterai di soffrire… - sibilai...
- Voglio che tu sappia una cosa Assassino… - continuò l’uomo allargando il ghigno – …riponi la tua fiducia nelle persone sbagliate… -
Un frastuono familiare di voci concitate e tintinnio di armi sopraggiunse dal corridoio e accompagnò l’ultimo respiro dell’uomo... Gli chiusi gli occhi, striandogli il viso di sangue, ancora incapace di allontanarmi… quelle poche parole, quasi impercettibili, pronunciate dal soldato mentre già la coscienza lo abbandonava, risuonavano nella mia mente come una sorta di oscuro presagio, la conferma di ciò che sospettavo e temevo…
Quando la grande porta di legno fu spalancata senza riguardo ed un manipolo di uomini armati si riversò all’interno della stanza, ero già scomparso oltre la finestra, sfidando l’altezza e la gravità, e mi ero dileguato tra la folla…
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Era appena spuntata l’alba quando discesi nel cortile coperto della dimora, dopo aver attraversato la città in tumulto…
Feci il mio ingresso nella stanza principale silenzioso come un’ombra…
Un giovane Assassino aveva le mani appoggiate al bancone e mi dava le spalle mentre parlava con il mio subalterno in preda ad un’inconsueta agitazione…
- Questa notizia potrebbe cambiare tutto… dovremmo parlarne… -
- In tal caso, tempismo perfetto… - lo interruppe lui mentre sollevava lo sguardo da un imponente registro…
– Salute a te, Ezio... - aggiunse accompagnando le parole con un cenno del capo…
 - Salute anche a te… - risposi...
Il ragazzo si voltò di scatto… la sua preoccupazione gli impediva di espletare anche una semplice formalità come il saluto…
- Cos’è che dovrei sapere? - chiesi facendo appello a tutta la mia tolleranza…
- I Templari sanno che il Frutto è qui e che sei tu ad averlo… - rispose pronto l’Assassino…
Quella notizia non mi sorprese come avrebbe dovuto, ma cercai di non darlo a vedere… la sera in cui ero ritornato alla dimora insieme ad una Templare priva di sensi, mi avevano guardato strabuzzando gli occhi, come se fossi uscito di senno e avevano esitato in modo irritante a prestarle aiuto, ma non mi avevano chiesto nulla riguardo i dettagli della mia missione… avevo usato la Mela per lasciare la fortezza insieme a Françoise e sapevo bene che quello che avevo fatto non riguardava solo me e avrei avuto ripercussioni sull’intero Ordine, perché, con un solo avventato gesto, avevo dato ai Templari una preziosa informazione, forse l’unica di cui davvero avevano bisogno… ripensai a quello che era successo e dissi a me stesso che, per quanto assurdo potesse sembrare,  tornando indietro, mi sarei comportato esattamente nello stesso modo…
- Ne sei certo? - chiesi ostentando indifferenza…
- Ho origliato una conversazione, tra due generali dell’esercito templare... –
Annuii lentamente…
- Ho motivo di credere che tra noi ci sia un traditore… - disse il ragazzo con calma forzata… di certo non era stato un presunto traditore a fornire quell'informazione ai Templari ma le ultime parole del soldato continuavano a risuonare nella mia mente…
Quello sollevò un sopracciglio con aria saccente… non c'era bisogno che parlasse per lasciar intendere a chi stesse pensando…
- Hai qualche idea? – chiese il mio secondo...
- Purtroppo no… ma so chi potrebbe saperne di più... –
L’altro rispose con un cenno di assenso…
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Mi richiusi la porta alle spalle e fui subito investito dal benefico calore prodotto dal braciere…  un uomo di nome Sante era seduto su un divanetto colorato e tendeva le mani sulle braci… mi lanciò uno sguardo indagatore al vedermi comparire nella stanza…
- Salute a te Ezio... - disse alzandosi in piedi con un atto di affettata riverenza - …ho saputo dell’attacco al castello dei Templari... non mi avevi informato dei tuoi piani… -
- Non ne ho avuto modo… -
In realtà, ogni volta che potevo, evitavo di dargli notizie sui miei progetti e, per qualche motivo che neppure io ero ancora in grado di spiegarmi, preferivo che ne venisse al corrente a cose fatte… per quanto avessi bisogno del suo appoggio, a me quell’uomo non era mai piaciuto… il capo della Resistenza non si era mai presentato alla dimora e sembrava avesse rapporti più con i capi a Roma che con i suoi seguaci...
- A cosa devo la tua visita? - continuò l’uomo guardandomi di sottecchi...
- Credo che tra di noi ci sia un traditore… -
La reazione di Sante non fu più chiara del suo comportamento… per un istante credetti di vedere il suo viso sbiancare e, se non fosse stato totalmente irragionevole, avrei detto che fosse proprio lui a nascondere qualcosa…
D’un tratto, una tremenda verità mi si presentò davanti agli occhi... Sante che informava i Templari della mia presenza a Roma, la trappola e l’attacco alla dimora, tutto parte di un piano ben orchestrato… dopotutto, non ero riuscito ad arrivare a Lucrezia Borgia, non avevo intaccato la colonna portante dell’Ordine ed i miei tentativi, fino a quel momento, si erano rivelati una serie di fallimenti…
- Lo credo anch’io… - rispose Sante riacquistando alla svelta il suo contegno…
Aggrottai le sopracciglia…
– E sospetti di qualcuno? –
- Sì... un commerciante, un membro della Resistenza… -
Per un attimo fui indeciso, con la lama pronta a scattare… se davvero avevo visto giusto, ora che i Templari sapevano che la Mela era lì, quanto tempo sarebbe passato prima che tentassero di impadronirsene? Non potevo rischiare…
Scrutai l’uomo che avevo di fronte e lessi nei suoi occhi una malcelata preoccupazione…
Lo sguardo di Sante scivolò dal mio viso alla lama che fuoriusciva dalla manica candida della mia tunica…
- Cosa? Sospetti di me!? – esclamò…
- E' assurdo! –
- Non si tratta solo di un sospetto… - mi arrischiai a rispondere...
L’uomo mi guardò per un attimo come indeciso, poi sorrise…
– Bene, allora vorrà dire che ti ucciderò… - disse prima di estrarre la spada…
Sogghignai, non c’erano più dubbi…
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La luna fece capolino dalle nuvole e gettò la propria luce ad illuminarmi, appollaiato sopra un tetto, con lo sguardo fisso sul vicolo sottostante… era passata solo qualche ora da quando avevo ucciso Sante… era stato più difficile di quanto pensassi e sapevo di dover tornare alla dimora il prima possibile, ma non riuscivo a staccare gli occhi dalla figura esile che percorreva la strada a passo spedito… forse avrei dovuto chiedermi cosa diavolo ci facessi lì e sentirmi un perfetto idiota… ero un Assassino che spiava una ex-Templare, la quale, per di più, mi aveva rivelato di essere ancora fedele alla sua causa… scossi la testa per scacciare quel pensiero, non riuscivo ad associare la parola Templare al viso di Françoise, nonostante tutto…

 

Parte 16


Percorrevo a grandi passi la balconata di pietra bianca della fortezza dei Borgia che scintillava sotto il sole cocente di un nuovo mattino… la mia mano destra, macchiata di sangue, stringeva l’elsa della spada che avevo sottratto ad una guardia… mi ero sorpresa di quanto fosse stato facile… nessun soldato, a quanto pareva, si sarebbe mai aspettato di essere pugnalato da una cortigiana… i miei occhi erano fissi sul viso di Lucrezia Borgia che mi aspettava all’altro capo con le braccia incrociate e un sorriso di scherno stampato in faccia… compressi l’elsa tra le dita con più forza, reprimendo la rabbia… avrebbe riso ancora per poco, pensai… i miei piedi si arrestarono quando raggiunsi il portico e il mio sguardo non vacillò neppure per un istante rimanendo fisso sul viso divertito della donna...
- A cosa devo la tua visita Françoise? - chiese Lucrezia senza scomporsi…
- Sono qui per ucciderti… -
I suoi occhi scintillarono a quelle parole e scoppiò in una fragorosa risata…
– Hai fatto irruzione nel palazzo con la stessa inutile teatralità degli Assassini e adesso parli anche come una di loro… sei soltanto una traditrice senza ideali e, credimi, sarò molto felice di porre fine alla tua vita… -
Sollevai la spada puntandogliela contro e le rivolsi uno sguardo infuocato…
– Io credevo nella causa… ma ora so qual è il vostro vero obiettivo, il controllo al solo scopo di acquisire il potere e la ricchezza… non è per questo che combattevo, non è per questo che combatteva Cesare… -
– Cosa credi di sapere tu!? - rispose la donna con la mia stessa intensità…
- Cesare ha sempre perseguito il nostro stesso fine… non ci può essere ordine se c’è libertà… la libertà di opinione genera il caos e il popolo ha bisogno di un capo che gli indichi la strada… questo scopo si può ottenere solo con la forza e accettando delle perdite… -
- E chi sarebbe questo capo? - sputai con un sorrisino di scherno…
– Forse tu? Se è così preferisco il caos… -
Il buonumore abbandonò di colpo Lucrezia…
– Non osare! Non sei mai stata altro che la sgualdrina di Cesare! Non hai esitato a passare dalla parte degli Assassini dopo la sua morte e pretendi anche di farmi credere di avere degli ideali? - esclamò sguainando la spada…
- Dopotutto, solo un folle come Cesare avrebbe potuto concedere ad una come te di entrare a far parte del nostro Ordine! E’ stato un bene che sia morto, dovresti ringraziare il tuo Assassino… -
A quelle parole vidi rosso e mi gettai contro di lei con un gesto impetuoso e avventato…
– Sappi che qui non si tratta più di ideali, tra me e te ormai è una questione personale… - sibilai tra i denti mentre le lame delle spade stridevano l’una contro l’altra…
Lei sogghignò spingendo sulla spada con il peso del corpo ed io barcollai per un istante prima di fare un passo indietro e riacquistare prontamente l’equilibrio… il combattimento andò avanti in una danza di fendenti ben assestati e pronte schivate per un tempo che mi sembrò interminabile e ci lasciò un po’ provate ma senza un graffio… ci fermammo e ci guardammo negli occhi dandoci tacitamente il tempo di riprendere fiato… poi, successe tutto in un attimo… Lucrezia sollevò la pesante spada e l’abbatté in direzione del mio collo, ma io mi abbassai rapida sulle ginocchia e, in una frazione di secondo, la colpii ad una gamba… la donna non riuscì a reprimere un gemito e portò la mano a coprire il taglio… fu in quell’istante che mi sentii strattonare da dietro e persi la presa sulla spada… un pugnale si materializzò all’altezza del mio fianco destro mentre qualcuno mi teneva le mani strette dietro la schiena…
- Tutto bene sorella? - chiese l’uomo che mi aveva immobilizzata rivolto a Lucrezia... la sua voce mi sorprese e ancor di più il volto che riuscii a scorgere con la coda dell’occhio… ebbi, per un secondo, la sensazione di vedere doppio, poi capii…
- Sto bene Giovanni... - rispose lei mentre si sollevava in piedi… il cuoio marrone del suo stivale si era macchiato di sangue, ma la ferita non sembrava aver scalfito la sua arroganza… Lucrezia fece un passo avanti  senza dare segno di avvertire il minimo dolore ma prima che potesse aggiungere altro il suo sguardo fu attratto verso la soglia del portico… sul suo viso si dipinse un sorriso sadico…
- Bene bene, non potevi scegliere momento migliore Assassino… - sentenziò con molta calma...
Vidi gli occhi di Ezio spostarsi da me a Lucrezia e lessi nel suo viso l’indecisione…
- Forse, in fin dei conti, servirai a qualcosa… - aggiunse Lucrezia gettandomi una rapida occhiata di sufficienza…
– Consegnami la Mela Assassino e magari lascerò vivere questa inutile traditrice… - continuò…
Sentii la rabbia e l’umiliazione invadermi e provai a divincolarmi...
- Sta’ ferma se non vuoi che t’ammazzi… - mi sussurrò all’orecchio Giovanni Borgia mentre la punta dell’arma lacerava in superficie la mia pelle…
Ignorai la fitta di dolore e riportai gli occhi su Ezio... riuscivo solo a leggere una tormentata indecisione sul suo volto… ripensai alla sera prima… l’avevo lasciato lì, con un bacio a metà e una mezza promessa… sì, forse ero solo scappata per l’ennesima volta… era troppo importante per me riuscire a fare pace con il mio passato, con la mia vita degli ultimi anni, non ero ancora disposta a rinunciare ai miei piani, non ero disposta a rinunciare alla mia idea di libertà per… sposarmi…
Quella parola mi era sempre sembrata oscura e terribile, eppure, in quel preciso istante, quella stessa prospettiva si presentò in modo diverso ai miei occhi, mi sembrò meno terrificante e quasi auspicabile e, in completa follia, desiderai tornare indietro e dare una risposta diversa… fu con questo rimpianto che presi la mia decisone…
Guardai Lucrezia e sorrisi con aria di sfida, poi, senza lasciarle il tempo di capire, detti uno strattone… nello stupore generale Giovanni lasciò la presa ed io caddi sulle ginocchia portando le mani intorno al manico del pugnale imbrattato di sangue che mi spuntava dall’addome… intorno a me si fece silenzio e mi sembrò di essere rimasta sola, come se l’ambiente si fosse svuotato e tutti fossero spariti… mi adagiai su un fianco avvicinando le ginocchia al petto nell’attimo in cui quella calma apparente veniva spezzata dai rumori di un rabbioso duello… i miei occhi stanchi percepivano a sprazzi le immagini che si proiettavano a pochi passi da me... vidi Ezio scagliarsi contro i due gemelli, poi un vorticare di lame e schizzi di sangue…
Non riuscivo neppure a capire chi stesse avendo la meglio e chiusi gli occhi celando dentro di me la speranza…
- No! - sentii gridare ad un tratto la voce di Lucrezia…
– Me la pagherai Assassino! –
Pensai che Giovanni fosse morto, ma Ezio non rispose… mi avrebbe confortata un po’ sentire la sua voce, forse… tutto ciò che seguì fu uno sferragliare di armi, poi di nuovo il silenzio…
Ebbi un sussulto quando mi sentii toccare la spalla… sbattei un paio di volte le palpebre e mi sentii sollevata quando misi a fuoco il viso di Ezio, chinato accanto a me... la sua tunica era schizzata di sangue e il suo volto teso… aveva preso a fissare la ferita con occhi terrorizzati e mi sembrò che non avesse il coraggio di dire una parola…
Mi sollevai a fatica, con un gemito involontario…
- L’archivio è sotto il palazzo… - gli dissi con un filo di voce – …è lì che troverai i grandi capi templari… -
- Cosa? - disse lui come se mi sentisse parlare per la prima volta alzando lo sguardo e scuotendo la testa con decisione…
– No, non posso lasciarti qui… bisogna curare quella ferita subito o morirai… - e, con queste parole, fece per aiutarmi ad alzarmi…
Gli strinsi il polso bloccandolo…
– Se non vai adesso, fuggiranno... hai solo questa possibilità… -
- No, è fuori discussione, non posso… -
- Me la caverò, sono già sopravvissuta a ferite del genere… - continuai facendo appello a tutte le forze che mi erano rimaste e sforzandomi di non cedere al dolore e allo sfinimento, poi mi avvicinai con cautela e gli avvolsi un braccio intorno al collo, per posargli un bacio sulle labbra…
– Devi andare… - aggiunsi subito dopo con la voce rotta…
Lessi nei suoi occhi che anche lui sapeva di non poter sprecare quell’occasione e sperai di averlo finalmente convinto…
Ezio si alzò in piedi senza dire una parola e, con un ultimo sguardo disperato e colpevole, scomparve verso l’interno dell’edificio…
Crollai sulla schiena… sentivo le palpebre pesanti e, prima che potessi rendermene conto, fui avvolta dalle tenebre…
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Riaprii gli occhi ancora frastornata e portai una mano alla testa dolorante mentre mi guardavo attorno circospetta… ero adagiata sopra un letto ricamato d’oro, con la schiena appoggiata ad un mucchio di morbidi cuscini… provai ad alzarmi e subito sentii i punti tirare all’altezza dell’addome… abbassai lo sguardo… indossavo un paio di pantaloni neri a sbuffo e una camicia di seta bianca… ne sollevai un lembo e scoprii la fasciatura macchiata di sangue in corrispondenza del fianco destro… il ricordo di quello che era successo, che mi appariva come perso in un sogno confuso, cominciò a riaffiorarmi alla mente…
- Si è svegliata! - sentii esclamare una voce femminile…
Mi voltai in direzione della ragazza che era comparsa sull’uscio e, in un lampo, mi fu chiaro dove mi trovassi, o meglio, dove i miei abiti da cortigiana mi avessero condotta… la ragazza si avvicinò a me e si sedette sul letto...
- Come ti chiami? - mi chiese…
- Françoise... - risposi con la voce ancora impastata…
- Poverina, cosa ti è successo? - disse la ragazza posandomi benevolmente una mano sulla spalla…
- Io sono Beatrice… io e le altre ti abbiamo trovata ferita al castello e ti abbiamo portata con noi… hai dormito per una settimana, di tanto in tanto riaprivi gli occhi, ma ti limitavi a farfugliare qualche parola senza senso prima di sprofondare di nuovo nel sonno... - aggiunse leggendo la confusione sul mio viso...
Come se dai miei occhi si fosse sollevato un velo, rividi il pugnale conficcato nel mio fianco e ricordai il buio che mi aveva avvolta subito dopo…
Una piccola folla di ragazze si era addensata sull’uscio… tutte mi guardavano incuriosite e parlottavano tra loro…
- Era vestita come una di noi, ma io non l’avevo mai vista… - sentii dire da una…
- Chiediamole chi è… dopotutto ci deve una spiegazione… - fece eco un’altra…
- Oh insomma, lasciate che riprenda fiato! Sono convinta che ci spiegherà a tempo debito… - esclamò Beatrice rivolta al piccolo corteo…
Rimasi in silenzio, mentre la nebbia nella mia testa si diradava gradatamente…
- Vi ringrazio di tutto… - dissi riacquistando pian piano la voce – …ma non posso spiegarvi nulla… -  continuai tirandomi in piedi a fatica…
Mossi qualche passo incerto e mi feci strada ancora barcollante ma decisa fino alle scale e poi alla porta d’ingresso mentre una marea di occhi colorati si puntavano ancora più curiosi su di me…
- Aspetta! Dove vai? Non sei ancora guarita del  tutto… - protestò inutilmente Beatrice…
Forse avrei dovuto mostrare più gratitudine verso coloro che mi avevano salvato la vita, pensai quando l’aria umida della notte mi investì, ma la mia mente non era mai stata più lontana dai convenevoli come in quel momento… pian piano tornai padrona di un certo equilibrio… sapevo bene dove andare e, nonostante il dolore e la spossatezza, un piccolo e ingenuo sorriso si dipinse sulle mie labbra…
Ero arrivata quasi nei pressi della dimora quando vidi Ezio che mi veniva incontro con il cappuccio calato sul viso… al vedermi sgranò gli occhi e si bloccò…
Senza sapere perché, mi voltai e presi a correre, come in un assurdo gioco infantile… il dolore mi sembrava, d’un tratto, sparito e raggiunsi in poco tempo la scala che portava ai camminamenti sulle alte mura della città sentendo dietro di me i passi di Ezio... in un batter d’occhio avevo raggiunto la torre ad est, aprii la porta e mi lanciai all’interno…
Lui comparve sulla soglia e mi guardò con l’aria di chi vede un fantasma, poi mi si avvicinò e, senza aspettare neppure un istante, mi baciò…
- Pensavo che fossi morta… - mi disse in un sussurro al termine di quel lungo bacio - …e per colpa mia… -
- Non sarebbe stata colpa tua… -
Lui scosse la testa…
– Scusami… non avrei mai dovuto lasciarti lì… non riuscirò mai a perdonarmelo… -
- Non ha più importanza… piuttosto ho qualcosa da dirti… -
- Cosa? - chiese esaminando la mia espressione…
Tirai un sospiro…
- Io ti amo e… la mia risposta è sì… -

 

Parte 17


Mi ero svegliata di soprassalto e il peso del sonno aveva del tutto abbandonato i miei occhi mentre mi rigiravo nel letto nel vano tentativo di tornare a dormire…
Mi alzai stringendomi nella lunga camicia di lino e raggiunsi la finestra aperta… l’aria estiva calda e umida si appiccicò sulla mia pelle mentre i miei occhi scrutavano il vicoletto deserto illuminato solo dalla fioca luce lunare e un’angoscia inconsueta mi attanagliava lo stomaco…
“Devo sposarmi, non andare in guerra…”
Continuavo a ripetermelo, ma non bastava a rendermi più tranquilla…
Pensai che forse, in tutta la vita, solo un’altra volta mi ero già sentita così, la notte in cui ero fuggita dalla mia casa, quando avevo deciso di lasciare la Francia e aderire alla causa templare…
Tirai un respiro profondo maledicendo quell’inquietudine e i miei pensieri furono catturati dal ricordo di quello che all’epoca sarebbe dovuto essere il mio primo matrimonio…
Ripensai a come ascoltavo in silenzio i discorsi di mia madre sull’importanza del casato del mio futuro marito… ad ogni mia timida obiezione, replicava che non avrebbe lasciato che un’antipatia da ragazzina inesperta mi condizionasse la vita… e non erano tanto quelle parole a zittirmi quanto lo sguardo gelido che le accompagnava… avevo anche provato a cercare un’alleata nella mia anziana nutrice e dama di compagnia, ma in cambio non avevo ottenuto che una carezza e un sorriso di triste comprensione…
Ripensai al lungo periodo di preparativi, allora mia madre aveva deciso di mettere da parte del tutto la sua consueta alterigia mentre mi conduceva con sé in carrozza per le strade fangose di Parigi, come fossi un trofeo… avevo passato più tempo con lei nei mesi che precedevano il matrimonio che in tutto il resto della mia vita…
Alla fine, mi ero ritrovata ad attraversare la navata di una chiesa gremita di occhi, tutti fissi su di me, persa in un gigantesco abito dalla stoffa candida, conservando ancora una stupida e ingenua speranza, condensata in quella frase che mi era stata ripetuta fino alla nausea:  “un giorno ti accorgerai di amare tuo marito e rimpiangerai questo tuo comportamento”... non ebbi mai modo di verificare quelle parole, mentre fuggivo a perdifiato dall’altare…
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Il sole era già sorto ad illuminare la mia stanza ed io, seduta sul letto con la schiena appoggiata ai cuscini, giocherellavo nervosamente con una ciocca di capelli quando tre donne sconosciute entrarono con aria concitata… le guardai per un attimo interdetta, poi mi lasciai condurre fuori senza dire una parola…
Rimasi assorta nel mio silenzio mentre mi facevano scivolare addosso una lunga e morbida veste bianca e prendevano ad armeggiare con i miei capelli...
- Regarde-toi… - mi disse all’orecchio la donna più anziana in un francese stentato mettendomi tra le mani uno specchio ovale dalla cornice dorata…
Lo sollevai sforzandomi di mantenere la mano ferma e una donna sconosciuta, con i capelli raccolti ordinatamente in un velo leggero, dischiuse le labbra con aria sorpresa scrutandomi dalla superficie riflettente...
Sorrisi a mezza bocca in segno di ringraziamento mentre, in realtà, nel mio stomaco si apriva una voragine e, in un angolino della mia mente, prendeva corpo e diventava ancora una volta attraente l’idea di fuggire…
Non avevo idea di cosa aspettarmi da un matrimonio e scoprii con un certo sollievo che il mio ruolo non avrebbe richiesto molto impegno…
Entrai nel grande salone affollato accompagnata da un nugolo di donne, con gli occhi bassi e lo stesso spirito con il quale mi preparavo ad andare in battaglia…
Potevo sentire tutto intorno a me un vociare sommesso… Roma era divenuta la roccaforte degli Assassini e quel matrimonio, celebrato nella città in segno di omaggio, non poteva che rappresentare un’attrattiva per la curiosità degli abitanti…
Fu quando portai gli occhi in quelli del mio futuro marito che tutto ciò che avevo intorno scomparve e quell’angoscia fastidiosa smise di stringermi lo stomaco… vidi le labbra di Ezio piegarsi in un sorriso grato e sollevato mentre mi stupivo al sentire la mia stessa voce che, flebile ma incredibilmente ferma, pronunciava un deciso “sì”…
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Erano passati quattro anni e ancora, di tanto in tanto, la ma mente tornava a quella soleggiata mattina...
Avevo i gomiti appoggiati alla pietra bianca del balcone della mia camera e tenevo lo sguardo fisso sul sentiero sdrucciolevole e ripido che conduceva al portone di casa quando una voce familiare mi richiamò alla realtà… mi voltai ed entrai nella stanza…
- Federico! - esclamai piegandomi sulle ginocchia e tendendo le braccia a mio figlio…
Osservai il bambino che si stringeva a me... dalla prima volta che l’avevo tenuto in braccio mi sembrava passata un’eternità… aveva i miei stessi occhi azzurri e, al di là della dolcezza tipica della sua età, rivelava il carattere taciturno e serio di suo padre…
Solo il fruscio della tenda aveva accompagnato l’ingresso di Ezio... Sollevai lo sguardo al suo viso… silenzioso come sempre, ci contemplava assorto, con un’espressione indecifrabile…
Mi alzai in piedi e lo raggiunsi con un mezzo sorriso imbarazzato…
– Che c’è? - gli chiesi...
– Credo di non averti mai detto grazie… - rispose lui con naturalezza…
- Grazie?... e per cosa? –
- Per tutto questo… - disse indicando me e Federico con un cenno del capo -…perché hai scelto di condividere la tua vita con me… -
- Allora sono io che devo dirti grazie… - sussurrai posandogli un bacio sulle labbra…

 

 

 

© 23/12/ 2017

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